Così la moda sveste l'identità e veste l'uomo

Lo stile per "lui" destruttura i generi: dalla gonna "macho" di Pasqualetti al doppiopetto classico di Cucinelli, fino all'eleganza naturale di Peserico

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"Decostruire gli abiti per costruire un mondo in cui non serve affermare l'identità di genere". Niccolò Pasqualetti, 30 anni, faccia incorniciata dai capelli biondo platino con taglio long bob, è in preda all'emozione ma non dimentica mai quel che vuol dire con la sua moda: sii chi ti senti di essere.

Nato a San Miniato tra Pisa e Firenze, ha studiato prima all'Università IUAV di Venezia, poi alla Saint Martin School di Londra è infine si è fatto le ossa nell'ufficio stile di The Row e in quello di Jonathan Anderson per Loewe: due brand di culto per i trend setter.

Ha anche sfilato a Parigi ma la vera consacrazione è arrivata l'altra mattina a Firenze dove ha presentato una stupenda collezione come guest designer di Pitti con uno show purtroppo organizzato sull'infuocata terrazza sopra la Cavea del Maggio Fiorentino. Nonostante la temperatura micidiale l'entusiasmo era palpabile per i 33 modelli che possono essere indossati da chiunque senza distinzioni di genere, scelte di vita ed età. L'unico distinguo ci è sembrato il buon gusto per cui una gonna a pieghe asimmetriche può essere maschile o femminile senza trasformare un uomo nella triste parodia di una donna e viceversa.

Lo stesso dicasi per le giacche fatte come una romantica mantellina ripresa sulla schiena ma anche per il classico blouson in pelle da motociclista trasformato in un capo pieno di grazia. Lo stesso designer si presenta con un paio di calzoni al ginocchio che possono anche essere una gonna-pantaloni, una polo in camoscio e un paio di scarpe basse tipo ballerina con la punta squadrata.

"Mia madre ha sempre creduto in me, senza il suo aiuto non ce l'avrei fatta" conclude con una dolcezza che se la sognano gli altri profeti del gender fluid in passerella. C'è Harris Reed, figlio di un documentarista premio Oscar, direttore creativo di Nina Ricci dal 2022 oppure Ludovic de Saint Sernin che ha da poco lanciato il suo brand dopo aver disegnato Ann Demeullemesteer. Per entrambi la femminilità è iperbolica e se indossata da un ragazzo fa molto en travesti, mentre Pasqualetti veste persone che hanno risolto il grande problema tra sembrare ed essere.

Succede anche da Peserico dove si parla d'intelligenza naturale e ogni capo è pensato in funzione del mondo in cui viviamo sia per evitare d'inquinare più del dovuto sia per inchinarsi alla bellezza di forme e soprattutto colori della natura. Dominano le tinte della terra e i tessuti come lino, cotone, seta utilizzati con un'eleganza a basso impatto ambientale. Da MSGM Massimo Giorgetti, riminese doc e come tale legatissimo alla memoria di Pantani, guarda al ciclismo che sta vivendo una nuova stagione di gloria nelle grandi città. Parla di energia e d'ironia nel pullover color Gazzetta dello sport sotto alla scritta Maglia Rosa e poi ti mostra le bellissime camicie fatte come quelle hawayane con le sue foto di giornate in bicicletta all'Alpe di Siusi o a Cortina.

Da Cucinelli lo stilista-filosofo parla dello stile lanciato a suo tempo dal telefilm Miami Vice riveduto e corretto dalla maggior libertà d'azione

che abbiamo conquistato oggi. Ecco quindi la giacca leggermente più lunga e il pantalone più alto magari con due pinces nel più classico ed elegante punto di blu. Sembra, ma non è il solito uomo che non deve chiedere mai.

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