Così Montanelli ridicolizzava le crisi politiche

Ieri, oggi, domani. L’Italia si ripete. Gli stessi problemi - debitamente aggiornati - si affacciano sulla scena a distanza di decenni. In queste pagine di 35 anni or sono Montanelli batte e ribatte sul «caso Rai». Prendendo lo spunto, per farlo, dalle dimissioni di Ettore Bernabei dominus, durante una lunga stagione, del carrozzone televisivo. In contemporanea il grande Cesare Zappulli - capace di divertire scrivendo di economia - deplora «l’anarchia di Stato»: ossia la valanga di diciottomila leggi confuse e contraddittorie in dieci anni abbattutesi sul Paese.
Naturalmente non mancano, in queste prime pagine, i sintomi d’una delle crisi o crisette politiche che contrassegnarono la Prima Repubblica. Donde l’ineffabile titolo «Voci di un “incarico esplorativo” per vedere se il centrosinistra è morto». E il non meno ineffabile «Eventualmente» del fondo di Indro. Che sistema alla sua maniera il presidente del Consiglio Mariano Rumor, incaricato di rianimare, «eventualmente», un governo in stato preagonico. «La sua mancanza (di Rumor) si farà sentire nella stessa misura in cui si faceva sentire la sua presenza, che pesava come quella d’una libellula».


Infine l’ultimo fendente. «Ciò che importa è sapere se le forze politiche su cui il sistema si regge (si fa per dire) sono capaci di ritrovare la propria identità e di darne garanzia agli elettori. Ma sul serio. Non eventualmente».

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