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«Così Openjobmetis fa leva sull'innovazione per spingere la crescita»

La responsabile Open Innovation: «Intese centrali, operativa l'app per la ristorazione»

Onofrio Lopez

«L'obiettivo è portare innovazione nell'azienda cercando di interpretare i trend principali sia tramite lo scouting che tramite partnership strategiche in modo da portare tecnologia nuova e nuovi approcci in azienda». Elisa Fagotto, open innovation manager di Openjobmetis, presenta così la nuova divisione dell'agenzia per il lavoro dedicata allo sviluppo tecnologico. «Abbiamo riunito in unico settore tutte le attività avviate nel 2016 quando abbiamo organizzato un bootcamp con Mind The Bridge che è il nostro senior advisor in queste operazioni», aggiunge. Fondamentalmente sono due gli ambiti di azione del nuovo progetto: da un lato, si punta molto su modelli di innovazione per essere sempre più competitivi nel core business e dall'altro si cerca di implementare nuovi modelli di business. «Vogliamo accelerare lo sviluppo attraverso collaborazioni esterne», spiega Fagotto evidenziando che «l'open innovation è la contaminazione tra startup e corporate che, aprendosi ai contributi provenienti dall'esterno, creano un mix tra risorse interne e competenze tecnologiche reperite fuori dal contesto aziendale». Il target, in ultima istanza, «è proseguire un percorso basato sull'accesso alle innovazioni aperte sulle quali l'azienda si concentra per creare valore».

«Open innovation» è un termine coniato dall'economista americano Henry Chesbrough nel 2003 per contrapporlo all'«innovazione chiusa», cioè quella tradizionale dei centri di ricerca interni alle aziende. Contaminare un'azienda con idee, esperienze e culture diverse permette di osservare il mondo da prospettive nuove, apprezzandone la varietà e identificando percorsi innovativi, alternativi, migliorativi. Con l'innovazione aperta le imprese scelgono di ricorrere non soltanto a risorse interne, ma anche a idee, soluzioni e competenze che arrivano dall'esterno, come startup, università, e consulenti. Ma qual è il vero lavoro di un open innovation manager? «Ho il compito costante di monitorare tutti i percorsi, dalle collaborazioni fino alle acquisizioni esterne», racconta Fagotto. Ad esempio, aggiunge, «abbiamo siglato una partnership con Lendix una piattaforma francese di crowdfunding per consentire alle pmi di finanziare l'assunzione di capitale umano, un servizio che tradizionalmente le banche non offrono: in questo modo le aziende che hanno bisogno di personale possono ottenere le risorse necessarie».

Un altro passo è stata la creazione di Shakejob. «È un'app che punta alla dematerializzazione di un processo e consente anche di combattere il lavoro nero in maniera alternativa ai vecchi voucher», afferma la manager rimarcando come «le aziende di ristorazione che hanno bisogno di personale tramite l'app si interfacciano direttamente con Openjobmetis e il contratto di somministrazione viene siglato digitalmente». Infine, prosegue, «abbiamo acquisito Badaplus, un'app per tablet e smartphone dedicata al mondo dell'assistenza familiare, grazie alla quale il familiare è aggiornato in tempo reale sulle attività svolte dall'assistente famigliare e sullo stato di salute del proprio caro». La caretaker - assunta tramite Openjobmetis - aggiorna in tempo reale le attività svolte e fornisce informazioni in modo che ci si possa sentire tranquilli anche a distanza.

La rivoluzione digitale non è una minaccia, perciò, ma un'opportunità. «Spesso ci si interroga sulla possibilità che la gestione delle risorse umane possa essere sostituita da un algoritmo, ma si trascura che la trasformazione digitale è un mezzo con cui si concretizza il cambiamento», specifica Fagotto. Quindi, «è necessario muoversi in anticipo, modificare il proprio atteggiamento perché, come si dice a Google, innovation comes from anywhere, cioè l'innovazione arriva da ogni parte, ma senza capitale umano non si va da nessuna parte».

Secondo lo schema dell'open innovation, infatti, diventa maggiormente competitivo non chi produce al proprio interno le migliori innovazioni ma chi riesce a modulare al meglio risorse esterne e talenti esterni: il fattore umano è decisivo.

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