Così il «partito del sindaco» sta scalzando nei quartieri il Pd

Tutti lo chiamano «l’ombra del sindaco», il soprannome che si è guadagnato seguendo e guidando passo passo Giuliano Pisapia da un anno a questa parte. Lavorando assiduamente per far vincere le primarie all’avvocato e poi per farlo trionfare alle comunali. Paolo Limonta, 52 anni, maestro elementare nella scuola di viale Romagna, è il coordinatore dei «Comitati per Giuliano Pisapia sindaco». É stato avvistato tra i banchi dei consiglieri comunali alla prima seduta, quando viene invitato a dibattiti o in tv parla a nome del Comune - «Noi dell’amministrazione», ma non ha incarichi istituzionali, nonostante sia tra gli artefici del trionfo del sindaco «rosso» dopo ben 18 anni. Limonta ama troppo il suo lavoro di insegnante per abbandonarlo. Questo non significa che abbia deciso, dopo una vita di passione (politica), di lasciare la militanza, anzi. Ma farà a modo suo, con i suoi comitati. Il suo piano? Potenziare i comitati, che si presentano come una forza civica, perché possano fare concorrenza sempre più forte ai partiti. I circoli, infatti, forza trasversale, esterna alla nomenklatura, dovrebbero nei progetti diventare un soggetto sempre più forte e più pesante, anche in termini di voti, da veicolare a vantaggio del sindaco. Ha di che temere il Pd, che questa volta ha sbancato portando a casa il 28,6%. Quel 3% dei comitati, forte di un nuovo entusiasmo, potrebbe moltiplicarsi a vista d’occhio.
Qual è allora il piano neppure troppo segreto di Limonta e compagni? Il presupposto sono i risultati sorprendenti dei circoli, portatori del 3% di voti propri. Spuntati come funghi in ogni quartiere, sono almeno 5 per zona, anche se probabilmente a livello di quartiere se ne contano anche di più, raccolgono almeno 3000 persone. Il primo punto dunque riguarda la consapevolezza della propria forza trainante: con una formula «informale» e l’ausilio della rete - Facebook e Twitter in primis - sono riusciti a mobilitare centinaia di milanesi, riportando alle urne chi non votava da tempo, riuscendo a trasformare ogni cittadino in un amplificatore del Pisapia-pensiero. Ecco la prima differenza con il partito con la «p» maiuscola, sta proprio qui: «Il Pd ha pescato comunque nel suo bacino, tra gli iscritti e tra i propri elettori, il merito dei comitati è stato quello di portare tanti volti nuovi (leggi voti)» osservava Limonta a una riunione con gli autonomi dei collettivi Zam e Corsari. La tribuna dei centri sociali non è casuale: i comitati hanno convinto gli scontenti del centrosinistra, gli anarchici e gli autonomi, chi non si risconosce nei partiti, soggetti che stanno a sinistra ma sono delusi da pd e compagni.
Ora che i cittadini hanno assaporato il gusto di «avere partecipato a un’impresa storica» e di contare qualcosa non vogliono certo stare a guardare, anzi, tanto che i comitati continueranno a esistere, più forti che mai. La loro mission e il loro statuto, però, sono ancora da definire. Esaurito l’obiettivo originario - portare Pisapia sullo scranno più alto della città - si tratta di darsi delle funzioni nuove e uno statuto giuridico-politico: fondazione, foro dei comitati milanesi, che includa quelli tematici già esistenti, o associazione. Dopo aver diffuso il verbo, ora il loro compito sarebbe quello di «sentinelle del sindaco», «collettori di proposte», «portavoci di esigenze», «facilitatori delle informazioni», essere un punto di contatto tra i cittadini e il Palazzo. Lo scopo: evitare lo scollamento tra elettori e istituzioni. Tradotto: non disperdere voti preziosi per il futuro. I circoli come consigli di zona «extraparlamentari», nel senso di fuori dalle istituzioni.

Ecco svelato il piano di Limonta: rimanere a capo di una sorta di governo «extraparlamentare» ed extrapartitico, che tra 5 anni varrà un pacchetto di voti ancora più consistente di adesso. A tutto svantaggio degli organi tradizionali.

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