Controcultura

Così Primo Levi iniziò a unire scienza e letteratura

Così Primo Levi iniziò a unire scienza e letteratura

Se pensate a Primo Levi la prima cosa che vi viene in mente sono i campi di concentramento nazisti, e il suo grande libro di testimonianza Se questo è un uomo (che tra l'altro Einaudi all'inizio rifiutò, a riprova di quanto possa essere miope l'editoria). Ma c'è un altro motivo per cui Levi è importante nella letteratura: la scienza. Che dalla maggior parte dei letterati viene tutt'oggi ignorata, una diffidenza che venne certificata dal saggio di Charles Percy Snow Le due culture, del 1959, casualmente proprio un secolo dopo l'opera di un altro Charles che ha cambiato per sempre la storia dell'uomo e ha dato origine alla separazione delle culture, L'origine delle specie di Charles Darwin, del 1859.

Era, il testo di Darwin, il «se questo è un uomo» prima di Levi, perché da quel momento l'essere umano è diventato un animale come tutti gli altri, discendente da altri animali, e prigioniero di un campo di concentramento molto più duraturo di Auschwitz, la Natura, e l'evoluzione, fondata sullo sterminio. Centinaia di milioni di anni di sterminio, centinaia di miliardi di vite dimenticate, e nessuna truppa alleata che possa venire a salvarci.

E questo Levi lo sapeva bene, mentre più o meno gli altri letterati stavano ancora con il naso per aria o a tormentarsi l'anima che non c'è. Per forza, non erano scienziati. Ma Levi era anche scrittore, e colse questa opportunità che a uno scienziato non è data, e neppure a uno scrittore che non sia scienziato: raccontare poeticamente l'esistenza. Come in Vizio di forma (1971) o in Il sistema periodico (1975), le raccolte citate da Gianfranco Pacchioni in L'ultimo Sapiens.

A tal punto da trovare poetica la tavola degli elementi di Mendeleev. Nel suo libro di racconti del 1975, Il sistema periodico, uscito l'anno in cui andò in pensione, Levi dichiara che la nobiltà dell'uomo è «farsi signore della materia», e che il sistema periodico è una poesia, la più grande poesia dell'Universo. La materia è sempre stata un'ossessione umana, soprattutto l'idea di liberarsene, di inventarsi un corpo senza corpo, una vita dopo la morte, ma che vita può mai esserci senza ciò che permette la vita, ossia proprio la materia? Ma talmente è forte in noi questo rifiuto da rifiutare la scienza, e da esserci inventati il termine materialismo.

Pensateci: tutto ciò che esiste, i vostri capelli, il vostro cervello, un albero, un fiore, un aereo, una stella, l'intero universo è fatto con gli elementi scritti su quella tavola. Atomi che ricicliamo in continuazione, altra riflessione inquietante: è statisticamente molto probabile che dentro il vostro corpo abbiate almeno un atomo di Gengis Khan, di Adolf Hitler, di un tirannosauro, senza contare tutti gli atomi di idrogeno che bevete quando mandate giù un bicchiere d'acqua, vecchi quanto l'Universo: hanno quattordici miliardi di anni. Primo Levi non era credente, perché «c'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio». Ma d'altra parte tutto ciò che conosciamo è scritto su quella tavola degli elementi, e neppure lì c'è Dio. Può esserci un uomo che vuole illudersi di essere immortale, di non essere fatto di materia, e lo pensa grazie a reazioni chimiche.

Questo è un uomo.

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