Così risplenderà Villa Reale a Monza nonostante i gufi che umiliano l’arte

Nell’era dei pregiudizi che avvolge la difficile gestione della cultura in Italia, ve ne sono due di particolare gravità: che nulla si faccia per salvare il nostro ingente patrimonio storico-artistico e che ciò che è pubblico non possa minimamente essere intaccato dall’intervento privato. Molto più facile protestare, scendere in piazza con velleitari cartelli i cui slogan sanno di vera e propria strumentalizzazione, alzare la voce, allestire pietose mascherate con bare e simboli mortuari (il defunto è più il privilegio di pochi che non l’interesse di tutti), minacciare scioperi, sit-in, silenzi. Insomma, nell’ultimo biennio abbiamo scoperto che la nostra cultura si è sindacalizzata al punto da rinunciare alla mission di progetto e sperimentazione. Importa mantenere lo status quo, quando basterebbe invece snellire le produzioni dei teatri stabili e degli enti lirici, ottimizzare il numerosissimo personale impiegato nei musei, per riprendere a investire qualche soldo sulla ricerca e la conservazione «intelligente» (anche qui bisognerebbe distinguere gli interventi prioritari da quelli che tutto sommato possono aspettare).
Per fortuna qualche segnale arriva, inatteso. La Villa Reale di Monza sarà riportata allo splendore di un tempo. La dimora neoclassica del capoluogo brianzolo, costruita in appena tre anni (dal 1777) dall’architetto Giuseppe Piermarini, luogo in cui venne assassinato Umberto I nel 1900, poi sede di mostre d’arte classica e moderna e di straordinari concerti (come quello dei Radiohead nel 2000), ha subìto negli ultimi tempi un vergognoso degrado. Nella conferenza stampa tenutasi nel Teatrino della Villa, il governatore lombardo Formigoni ha ufficializzato l’assegnazione ad Italia Costruzioni del compito di recuperare e valorizzare il sito, con una partnership tra pubblico e privato, supportato dal parere di due esperti, Alain Elkann, presidente del Museo Egizio di Torino, e Alan Jones, storico dell’arte. La ditta vincitrice dell’appalto si è impegnata ad aumentare il canone annuo della concessione (da 30 a 60 mila euro di quota fissa, dallo 0,5 allo 0,7% del ricavo annuo sulla parte variabile), riducendo la durata dei lavori da 900 a 730 giorni e della concessione da 30 a 22 anni. Totale della somma stanziata, 25,6 milioni, 17,2 da parte di una cordata pubblica tra Regione, Comuni di Milano e Monza, Provincia di Monza Brianza, Ministero dei Beni Culturali, mentre il soggetto privato si carica di un onere iniziale di 8,4 milioni oltre ai costi successivi di manutenzione e gestione, quotati circa 35 milioni. In questo modo, ha detto Formigoni, la Villa sarà aperta al pubblico tutto l’anno offrendo un’ampia gamma di attività, oltre a nuovi bookshop, ristoranti, caffetterie.
L’ambizione è quella di inserire Villa Reale nel circuito delle grandi regge italiane (come Venaria e Caserta), eppure a qualcuno tutto questo non va bene.

Ad un’opposizione irresponsabile che parla di svendita al privato andrebbero addebitati, oltre ai danni di immagine che uno sparuto ma irriducibile gruppo di manifestanti reca al tentativo di voltare pagina, il protrarsi di un atteggiamento lassista ed ostruzionista contro chi, finalmente, sente la responsabilità di offrire a cittadini e turisti un prodotto competitivo con i musei europei.

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