Così si chiude la seconda Repubblica della Tv

The End. Sulla seconda Tele-Repubblica scorrono i titoli di coda. Finisce un’epoca. Una lunga, formidabile, stagione. Tramonta un intero sistema politico e mediatico, rappresentato dall’inesausta e rovente sfida tra Michele Santoro e il premier Silvio Berlusconi. Il più istrionico e influente degli uomini di televisione. Il più carismatico e innovativo dei leader politici dell’ultimo ventennio. Avversari e nemici acerrimi. Faccia a faccia, anche se sempre a distanza. Come in Face off. O come in Duel: un combattimento frontale, senza titubanze. Ora cambierà tutto (ci auguriamo). Ieri il conduttore di Annozero ha firmato il divorzio consensuale dalla Rai e forse già oggi annuncerà il trasloco a La7, con la quale è in corso una trattativa giunta in fase molto avanzata. Vedremo. Restando ai fatti certi, si può dire fin d’ora che la scena politica e mediatica del Paese cambia. Cambierà sia se Santoro rimanesse alla Rai, con un rapporto di collaborazione da definire, sia se approdasse nella tv di Telecom Italia Media, un canale che non è finanziato da denaro pubblico.
Nel 1995 quando tramonta il progetto di Telesogno con Maurizio Costanzo e Carlo Freccero, Michele Santoro ha già alle spalle Samarcanda, Il Rosso e il nero e Tempo reale, talk show di successo di Raitre nei quali ha raccontato la caduta del Muro di Berlino, l’avvento della Lega, l’esplosione di Tangentopoli, l’inizio della seconda Repubblica. Nel 1996 lascia la Rai e diventa un dipendente Mediaset con la carica di direttore per condurre su Italia 1 Moby Dick. Berlusconi è all’opposizione e lui non ha né convenienza né ragioni per dichiarargli guerra. Nel ’99 Enzo Siciliano, il dg che aveva coniato il famoso «Michele chi?», se ne va e ora lui può tornare all’ovile della tv di Stato. Ricomincia da Raiuno fin quando il nuovo dg Pierluigi Celli lo dirotta sulla Raidue di Freccero. Nel Duemila firma Sciuscià (con l’inchiesta sulla Sardegna dei ricchi e un Lele Mora già allora in grande ascesa) e l’anno dopo inizia Il Raggio verde, subito schierata contro il centrodestra. Alla vigilia delle elezioni del 2001 scoppia il caso Satyricon con l’intervista di Travaglio a Daniele Luttazzi. Quando, anziché realizzare una puntata riparatoria, Santoro manda in onda un’intervista a Paolo Borsellino, Berlusconi telefona accusando il conduttore di avere istruito «un processo in diretta». Lo scambio è al fulmicotone. Il conduttore minaccia d’interrompere il collegamento, Berlusconi intima: «Santoro si contenga, lei è un dipendente della Rai»; «Ma non sono un suo dipendente», è la replica.
Berlusconi vince le elezioni e, nell’aprile del 2002 da Sofia accusa Biagi, Santoro e Luttazzi di aver fatto «un uso criminoso della tv». The Duel raggiunge il suo climax: Santoro definisce il premier «un vigliacco che abusa dei suoi poteri per colpire persone più deboli» e inizia la puntata di Sciuscià intonando Bella ciao. Pochi giorni dopo la Rai cancella il programma e Santoro intenta causa all’azienda. Nel 2004 diventa europarlamentare per l’Ulivo di Romano Prodi, ma l’anno dopo, ottobre 2005, abbandona il seggio e va a Rockpolitik di Adriano Celentano per reclamare il suo microfono. Nel frattempo ha vinto la causa con la Rai, condannata a risarcire un milione e 400mila euro e costretta a rimandarlo in onda nella collocazione suggerita al magistrato dal direttore generale Celli: la prima serata di Raidue. Nel settembre 2006 parte Annozero, collaboratori fissi Travaglio, Vauro e Beatrice Borromeo. La sfida ricomincia, più esasperata che mai. Dalla mafia alle tasse, dalla crisi economica internazionale alla fuga dei cervelli, dalla libertà d’informazione al terremoto dell’Aquila, anche quando al governo c’è Prodi, l’unico colpevole è il Cavaliere. Nello studio di Annozero staziona Di Pietro, Grillo è ben più che assiduo, Luigi De Magistris l’astro nascente. Berlusconi gioca le sue carte per neutralizzare gli effetti dei processi mediatici. Alla vigilia delle regionali 2010 i programmi di approfondimento giornalistico vengono sospesi.

Santoro dà vita a Raiperunanotte su Current e una serie di tv e siti collegati, quasi il battesimo televisivo di un suo partito. Qualche settimana più tardi, il dg Mauro Masi annuncia un accordo per la risoluzione del rapporto con Santoro. Ma la trattativa si arena. Fino a ieri.

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