da Roma
I vescovi chiedono un «federalismo solidale» e una Sanità che «garantisca ai soggetti deboli il diritto di accedere ai servizi secondo il principio della solidarietà, per il pieno rispetto della persona umana». Il documento della Cei è interessante, ma mette in luce una carenza di informazioni sulla riforma della seconda parte della Costituzione.
In materia di Sanità la riforma riordina un settore in cui lanarchia è totale. La chiave di tutto è nellarticolo 117 della Costituzione dove, con il voto di ieri al Senato, il quarto comma è stato modificato e tra le materie dove «spetta alle Regioni la potestà legislativa esclusiva» cè anche «lassistenza e lorganizzazione sanitaria». Una lettura frettolosa può aver indotto a pensare che ognuno fa per sé. Ma è proprio questa lattuale situazione, mentre lobiettivo della riforma è quello di metter fine allanarchia sanitaria.
Ciò che invoca il messaggio della Conferenza episcopale italiana, infatti, è in realtà il rovesciamento dellattuale situazione che, con la riforma del Titolo V della Costituzione ad opera dellUlivo, ha provocato un caos senza precedenti, con una serie infinita di conflitti tra Stato e enti locali di fronte alla Consulta e una disarticolazione delle politiche delle Regioni da quella nazionale. Il centrosinistra infatti, capovolse il principio di devoluzione e fece la seguente operazione: diede quasi tutte le competenze alle Regioni e ne lasciò ben poche allo Stato. Addirittura elencandole e contribuendo quindi - in caso di dubbio - ad alimentare i conflitti tra Stato e Regioni che, puntualmente, si sono verificati. La Cdl ha non solo invertito il criterio ma ha inserito la clausola per cui le Regioni non possono decidere in contrasto con «linteresse nazionale».
Ma veniamo a un concreto esempio che riguarda proprio la Sanità. Prendiamo un caso che alla Chiesa sta particolarmente a cuore: quello della sperimentazione della Ru486, la pillola abortiva. Cosa è successo? Una Regione, il Piemonte, ha deciso autonomamente di procedere nella sperimentazione nonostante i dubbi del ministero della Salute. In pochi infatti ricordano che la riforma votata in fine legislatura dallUlivo, il ministro della Sanità ha visto depotenziata la sua autorità in materia di politica sanitaria. La situazione paradossale è che la sperimentazione è a macchia di leopardo. Non solo, ma pure la ricerca scientifica è di competenza delle Regioni e dunque lanarchia si replica anche in questo delicatissimo settore.
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