da Milano
Il burqa maschile? «È figlio del cappuccio», bandiera di una cultura giovanile impastata di marciapiedi, periferie e rabbia. Esa, storico rapper - e colonna sonora di XII round su Raidue - non trova sorprendenti le notizie che arrivano da Londra: «Questo giaccone è levoluzione del cappuccio che anche noi rapper indossiamo prima dei concerti».
Il burqa copre tutto.
«È eccessivo, ma la logica è la stessa. Poi cè chi indossa solo il cappuccio o la sciarpa».
A chi si riferisce?
«Si vestono così i ragazzi ai margini della società. Giovani che non vogliono relazionarsi con gli altri o, peggio, hanno qualcosa da nascondere».
Perché?
«Perché, magari inconsapevolmente, hanno assorbito la mentalità delle baby gang».
In Italia si ripeterà la moda inglese?
«Da noi il fenomeno arriverà attenuato. Però cè una fascia che potrebbe adottare il burqa».
Quale?
«Gli ultrà. Che non vogliono essere riconosciuti. Oltretutto allo stadio dinverno fa freddo e coprire anche la punta del naso è una necessità».
Lei proverà il burqa?
«Ma no. Io tengo il cappuccio in testa fino ad un attimo prima di esibirmi, ma è unaltra cosa.
Cappucci e sciarpe, ma anche telecamere e reality che mostrano tutto senza pudore. Non cè contraddizione?
«I giovani vivono in mezzo a contrasti stridenti. E la società alza le spalle e fa finta di niente».
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