Così sopravvive la letteratura in situazioni estreme

Tra i temi della rassegna (di scena dal 7 all’11 settembre), il valore della scrittura nei Paesi a rischio di libertà d’espressione

C’era da aspettarselo. Difficile che un festival come quello mantovano, orgoglioso apripista in Italia di decine di manifestazioni a sua immagine e somiglianza, volgesse gli occhi altrove. Questa nona edizione del Festivaletteratura di Mantova, che dal 7 all’11 settembre riempirà la città dei Gonzaga di scrittori, critici, giornalisti e lettori si confronta come mai in passato con l’attualità. Non mancheranno, è vero, divagazioni letterarie (Alberto Manguel legge Borges) scientifiche (con divulgatori come Jostein Gaarder e Denis Guedj) e artistiche (gli architetti Libeskind e Fuksas, gli illustratori Art Spiegalman e Lorenzo Mattotti), ma il Festival di quest’anno sembra davvero poco propenso a girovagare attorno all’ombelico dei soliti noti. Che sia stata l’agenda di cronaca o la consapevolezza che alla letteratura, oggi più che mai, si chiede sostanza, poco importa: il comitato organizzatore presieduto da Luca Nicolini ha messo in piedi un programma che affronta il valore, anzi l’urgenza, della letteratura in condizioni critiche. Due irachene, Inaam Kachachi e Buthaina Al Nassiri, racconteranno la loro esperienza di autrici in un Paese in cui la libertà d’espressione non è mai gratis: alla loro voce farà eco quella del vietnamita Nguyen Huy Thiep, in un momento in cui gli intellettuali della tormentata nazione asiatica pare vogliano farsi sentire di più in Europa. Si parlerà di scrittura in condizione estreme come quella che Kachachi, oggi corrispondente a Parigi per numerose testate arabe, narrava due anni fa in Parole di donne irachene (Baldini Castoldi Dalai) quando la penuria di carta ai tempi di Saddam era tale da indurre molte scrittrici a usare il retro delle ricette mediche o i sacchetti della frutta. Ampio spazio anche alla figura dello straniero in Occidente: coinvolti Barbara Spinelli e Khaled Fouad Allam mentre Abraham Yehoshua, Elias Khuri, Suad Amiry e Mahmud Darwish interverranno sul conflitto israelo-palestinese. Attenzione ai migranti non solo come oggetto di letteratura ma anche come soggetto letterario: passato il periodo dei casi alla Zadie Smith, consacrata in Italia proprio dal Festivaletteratura, è tempo di riflessioni più consapevoli: saranno penne dagli intrigati albi genealogici come quella del regista ebreo rumeno Radu Mihaileanu o dell’anglo-ivoriana Veronique Tadjo a dire la loro. Dal Bel paese presenti, invece, Alessandro Piperno (Tommaso Pincio non risulta tra i partecipanti: niente dibattito tra destra e sinistra per ora) e Valeria Parrella, Claudio Magris e Carlo Sini, Marcello Fois e Carlo Lucarelli con le relative colazioni con l’autore da prenotate per tempo. Di letteratura si parlerà riflettendo sul prolifico Nord-est di casa nostra mentre Tullio Avoledo e Giancarlo De Cataldo cercheranno di capire se il romanzo contemporaneo sia un valido strumento di indagine del reale. Il Festivaletteratura, partito seguendo le orme della rassegna letteraria di Hay-on-Wye, cittadina del Galles dove ci sono più librerie che alimentari, si concede anche qualche divertissement spettacolar-popolare come gli incontri con gli autori in motonave tra le anse del Mincio e la performance di Alessandro Bergonzoni che tumulerà (o dissotterrerà: non è ancora chiaro) un libro.

Può permetterselo: la mamma di tutti i festival culturali in Italia in nove anni ha raddoppiato gli eventi e i finanziamenti dei privati attirando a Mantova oltre 50mila persone contro le 15mila della prima edizione. Soprattutto, è un marchio di garanzia.

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