Così le stazioni fanno raccolta differenziata

Sotto le pensiline non si ritira il vetro ma nei distributori automatici ci sono i succhi di frutta in bottiglia

Così le stazioni fanno raccolta differenziata

(...) Nei giorni scorsi in redazione sono giunte alcune segnalazioni. Indicavano come sulle banchine di attesa dei treni il riciclo degli scarti lasciati dai passeggeri fosse, in realtà, vanificato dal fatto che gli addetti, all’atto di svuotare i bidoni per la raccolta differenziata di carta, plastica e lattine, versassero i rifiuti separati in un unico contenitore. Vero o falso? Siamo andati a controllare muniti di macchina fotografica e di videofonino tornando in redazione con immagini «rubate», spesso di definizione non ottimale, scattate a distanza in vari momenti della giornata, anche di sera e che, tuttavia, dimostrano sempre quello che abbiamo constatato con i nostri occhi: le segnalazioni erano veritiere. C’è da dire che nelle stazioni della Liguria, come in quelle di gran parte d’Italia, l’azienda ferroviaria, ligia alle regole ambientali e di rispetto dell’ambiente, ha sistemato treppiedi con appositi contenitori dedicati ai rifiuti in plastica (giallo), alla carta straccia (grigio) e all’alluminio (azzurro). E per chi proprio non riesce a tenere a bada la sua anima da disubbidiente sono stati sistemati pure bidoni per i rifiuti «misti» (bianchi), dove va a finire di tutto, carta, plastica, lattine e anche vetro per i cui scarti non è previsto contenitore. Una scelta inspiegabile, visto che nei distributori di bibite installati nelle stazioni ci sono succhi di frutta in bottigliette di vetro che regolarmente sono abbandonate a terra o nei bidoni dei rifiuti «misti».
Dunque arriviamo in stazione, per un po’ di addetti per la pulizia dei bidoni non c’è traccia, alla fine, però, ne incrociamo un paio che stanno prendendo un caffè al bar. Una pausa lecita, niente da dire. Solo che per uno degli addetti l’intervallo-tazzina si prolunga di quasi due ore diventando un happy-hour a base di vari calici di «bianco». Altri suoi colleghi, per fortuna, si aggirano operosi tra i marciapiedi tenendo d’occhio i bidoni per la differenziata. Finalmente ne arriva uno con il carrello per la raccolta e svuota il contenuto di tutti i sacchi, plastica, lattine e carta, in un unico contenitore, un anonimo saccone bianco dove va a finire di tutto, dai giornali spiegazzati ai tovaglioli usati, alle bottigliette di pet, alle lattine, al vetro. Lo fa più volte, cercando di non attirare l’attenzione dei viaggiatori. Qualcuno, infatti, potrebbe anche chiedergli perché rovescia in un unico bidone quello che gli altri hanno differenziato. Dopo la raccolta l’addetto si allontana e prende un ascensore, torna dopo pochi minuti con il carrello vuoto. La scena si ripete con altri addetti e in altre stazioni. Scattiamo alcune fotografie che documentano quello che abbiamo visto.
Ma dove sono andati a finire i rifiuti «riuniti»? In un unico grande bidone da portare in discarica con costi di smaltimento altissimi, che si riflettono sulle bollette degli utenti liguri. Una spiegazione sarebbe utile. Del resto Legambiente, l’associazione ambientalista, qualche settimana fa ha presentato la Liguria «maglia nera» in tema di riciclo dei rifiuti. E le stazioni ferroviarie da Ponente a Levante sembra non facciano eccezione. La maggior parte dei viaggiatori rispettano le regole e gettano i rifiuti negli appositi contenitori. Chi per conto di Trenitalia gestisce la raccolta dell’immondizia nella stazioni liguri butta tutto in un unico calderone. La stessa Amiu, società pubblica, aveva dimenticato di piazzare bidoni per la differenziata nelle sue spiagge.

Mancanza colmata dopo la denuncia del Giornale. A questo punto bisognerebbe chiedersi se davvero è tutta colpa dei cittadini il ritardo della Liguria nella raccolta differenziata o se piuttosto anche le buone intenzioni finiscono sempre in discarica.

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