Cosa bisogna fare se il bambino ha sempre mal di testa?

Cosa bisogna fare  se il bambino  ha sempre mal di testa?

La cefalea ricorrente è uno dei sintomi più noti dell’emicrania e in età pediatrica ha un’incidenza altissima: ne soffre l’80% dei bambini che, se molto piccoli, reagiscono con pianti e capricci. Segnali che non vanno sottovalutati. I bambini, infatti, sono in grado di lamentare mal di testa già a 2-3 anni. Dolori agli arti inferiori (cosiddetti «di crescita»), mal di pancia, mal d’auto, vertigini, torcicollo che dura 2-3 giorni e che si ripete anche al di sotto dell’anno di età: sono tutti sintomi frequenti negli emicranici (anche adulti) che spesso nei più piccoli si manifestano indipendentemente. Segnali «insospettabili» che possono essere indice di emicrania, malattia neurologica più diffusa tra i piccoli (colpisce 8 bambini su 100), soprattutto tra chi ha almeno un genitore che ne è affetto. Prima cosa da fare, in questi casi, è rivolgersi al pediatra per stabilire se è espressione di emicrania, cioè una patologia vera e propria, o sintomo di altre malattie come sinusiti, patologie cerebrali potenzialmente serie o difetti di vista. Il secondo passo è contattare un Centro specializzato, come quello dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, classificato di III livello per la complessità dei casi trattati, e che occupandosi di oltre 5mila bambini con cefalea, registra la casistica più ampia in Italia ed è anche l’unico a disporre di un ambulatorio per le urgenze pediatriche dove vengonoeseguiti studi sulla componente psicologica che, in età evolutiva, rappresenta un fattore potenzialmente aggravante. «Il trattamento in età pediatrica può essere sia di tipo farmacologico che non farmacologico. In tutti i casi è estremamente importante – sottolinea Massimiliano Valeriani, responsabile di Alta specializzazione neurologia al Bambino Gesù -. Il dolore non trattato tende infatti a ripetersi e a cronicizzare. In Italia c’è la tendenza a pensare che i farmaci antidolorifici non debbano essere usati nei bambini, per cui non è raro osservare bambini emicranici che “devono sopportare il dolore”, figli di genitori a loro volta emicranici che fanno addirittura eccessivo uso di antidolorifici. È chiaro che la via di mezzo è quella più corretta e che il pediatra o il Centro a cui ci si è rivolti possono dare delle indicazioni sui farmaci da usare. Che non coincidono sempre con quelli impiegati per gli adulti, alcuni dei quali (i triptani) non sono autorizzati nel bambino.

Se poi la frequenza degli attacchi emicranici diventa troppo elevata, esistono numerosi farmaci “curativi” (non sono di per sé antidolorifici) che, agendo sulle cause di questa malattia, possono migliorare la situazione».

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