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Cosa dicono le ragazze di Concita? Niente...

Se le donne sono quelle che racconti tu, della femminilità, e dell'intelligenza delle donne in generale, di sicuro non resta niente

Cosa dicono le ragazze di Concita? Niente...

Cara Concita De Gregorio, ti scrivo per farti i complimenti in quanto ho letto il tuo libro Cosa pensano le ragazze (Einaudi), attratto dalla frase sulla quarta di copertina che strilla: «A chi dice: io non capisco le donne, non le ho mai capite. Questo libro è per loro». Ho pensato: oh, caspita, voglio proprio capire. Anche perché specifichi di aver «parlato per due anni con mille donne, dai sei a novantasei anni». Deve essere stata una bella fatica, dove le hai trovate per portare a termine il tuo perfidissimo progetto? Mille donne sono tantissime, una bella inchiesta. Sono quasi due donne al giorno.

Insomma, riepilogando, tralasciando le nonne che parlano della guerra, limitandoci a cosa pensano le ragazze, ce n'è una che si chiama Aya e alla domanda: «Cosa ti rende felice?» risponde: «la musica». Se però le chiedi cosa la rende triste ti risponde lo stesso: «La musica. Cioè voglio dire: io per essere felice ho bisogno di piangere un po', prima. Sento la musica e piango, così dopo che il pianto ha pulito la tristezza posso tornare a essere felice». Poi ce n'è un'altra che inizia così: «Guarda ti avviso, io piango. Basta non farci caso». Un'altra dice che da bambina non giocava con i maschi perché «i maschi fanno giochi che fanno piangere». In pratica è tutto un piagnisteo, appena possono piangono.

Oppure una non vuole avere figli perché non vuole che abbiano un padre. Un padre, che eresia, a cosa serve? Servono solo le mamme, perché sono femmine. Infatti un'altra pensa che «i maschi vivono al presente, le femmine al futuro». Un'altra ancora guarda i porno ma «più per attenzione professionale che per eccitarmi». Così, per capirci qualcosa. Mentre un'altra dice che «non è vero che le ragazze vanno in bagno a parlare di maschi. È una leggenda che si sono inventati i maschi. Si sentono sempre così centrali, mamma mia. Come se esistessero solo loro». In sostanza, morale delle favole, una donna è una che piange sempre e fa a meno dei maschi. Un uomo parla sempre delle donne, le donne da te intervistate parlano solo di donne. Ma solo una è lesbica, la più felice. Ecco perché ho voluto scriverti. Il tuo è un libro molto coraggioso, molto maschilista, e nessuno se lo sarebbe aspettato da te.

In sostanza stai dicendo che tutte le donne sono un piagnisteo oppure sessuofobiche oppure entrambe le cose. È un libro duro sferrato contro la parità dei sessi. Se le donne sono quelle che racconti tu, della femminilità, e dell'intelligenza delle donne in generale, di sicuro non resta niente.

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