Cosa resterà di quegli anni ’80

Ancora un appuntamento da non perdere al Maga, il Museo d'arte di Gallarate che da pochi mesi ha cambiato denominazione e sede dando il via a una serie di mostre, eventi e progetti da seguire con attenzione. Dopo il successo dell'omaggio a Modigliani (Il mistico profano, chiuso a giugno), questa volta vanno in scena la nostalgia e il fascino degli anni Ottanta, rivisitati nel loro multiforme caleidoscopio di tendenze. La mostra, aperta fino al 26 settembre (martedì, giovedì e domenica 9.30-19.30, venerdì e sabato fino alle 22.30, chiuso lunedì, pausa estiva dal 9 al 30 agosto) si chiama Flash 80. L'universo camaleontico degli anni Ottanta, e intende illuminare quel decennio al contempo vicino e lontano mettendone in risalto genio e sregolatezza, intuizioni ed eccentricità. Si dice che debba passare almeno una generazione per avere uno sguardo un po' più obiettivo sul passato. Ebbene, dagli anni ’80 una generazione è trascorsa e il verdetto appare chiaro: si è trattato di un decennio spartiacque, dopo il quale il nostro mondo non è più stato quello di prima. Superfluo elencarne le ragioni, dalla caduta del Muro in giù. Non c'è che dire: gli 80's se la sono guadagnata con fatica, questa considerazione, ed ora la difendono a denti stretti. Per lungo tempo considerati apoteosi della frivolezza e dell'effimero, oggi li si chiama «favolosi»: i giovani adulti vi sospirano miti dell'infanzia e i giovani per davvero li riscoprono a colpi di scarpe All Star, occhiali Wayfarer, orologi Hip Hop e (stanno tornando anche loro) ciuffoni vaporosi. Proprio dalla moda parte il percorso della mostra al Maga, suddiviso in sezioni che indagano i territori della musica, della letteratura, del design e del costume. Agli oggetti della collezione permanente del museo si aggiungono pezzi speciali come abiti e completi d'alta moda, manifesti di cinema e teatro, film e brani musicali. Quasi tutte alla collezione Maga appartengono le opere della sezione Arte 80 (a cura di Emma Zanella, Giulia Formenti, Laura Carrù), dedicata agli sviluppi del pensiero artistico in un decennio cruciale per il superamento del concettualismo degli anni precedenti. Suggestive, ed esemplari di un periodo, le opere di Paolo Scirpa (Espansione + traslazione), Omar Galliani (Notturna), Marco Lodola (Twist 'n' shout), Luciano Bartolini (La porta del solstizio) e Mimmo Paladino (Poeta dell'ombra). Da osservare con attenzione gli oggetti di design, che segnano un importante momento di transizione nella storia del disegno industriale italiano. Alcuni esempi? Le caffettiere Lagostina e Alessi, queste ultime disegnate da Rossi e Sapper: il servizio Le petit café di Thun, il mobile Ashoka di Sottsass per Memphis, la libreria Carlton, le tazze Rosenthal di Morandini e Pozzi e i Triangoli di Missoni per Saporiti. Con la sezione Preziosi 80, curata da Luciana Zaro, si entra nel mondo dei gioielli, che privilegiano forme e linee decise, colori sfavillanti e superfici lucenti. Luigi Mascheroni si è occupato di Letteratura 80: un decennio vituperato, ma ricco di autori coraggiosi e creativi, pronti a rimettere in gioco le correnti e gli schemi della tradizione senza esitare, in molti casi, a ripartire da zero: dal bestseller che inaugura il decennio, Il nome della Rosa di Umberto Eco, pubblicato proprio nel 1980, si passa a opere controverse e di forte impatto come quelle di Aldo Busi e Pier Vittorio Tondelli, mentre i grandi maestri come Calvino e i poeti Caproni, Sereni e Luzi stilano il bilancio di una stagione letteraria. Non poteva mancare la musica, con una playlist da brividi di nostalgia: si va da Bob Dylan a Van Morrison, dai Dire Straits a Elvis Costello, passando per Bruce Springsteen, Roy Orbison, Neil Young, i Rolling Stones, i Rem, gli Who, Tina Turner, Neville Brothers. Per Cinema 80, la sezione dedicata al grande schermo, si parte da pellicole cult come The Blues Brothers e Ritorno al futuro per indagare i generi più significativi della filmografia del decennio, il tutto accompagnato da una bella scelta di manifesti originali: tra i registi Cronenberg, Besson, Kusturica, Allen, De Palma e gli italiani Tornatore e Avati. Spazio anche al teatro, con la curatela di Andrea dell'Orto. Ma la parte del leone, per quanto riguarda il costume, la fa senz'altro Moda 80, curata da Jacopo e Giovanni Orsini.

Il gusto della stravaganza, della sperimentazione e l'opera di grandi firme come Ungaro, Valentino, Armani, Ferré, Gaultier, Versace, Westwood, e ancora Missoni, Lacroix, Capucci, ciascuno dei quali con cifre stilistiche ben riconoscibili, hanno consacrato un immaginario non ancora offuscato. E le tendenze ritornano… www.museomaga.it.

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