«Un ragazzino disabile psichico può andare a scuola. Ma per qualcuno però è impossibile. Provoca sofferenze insostenibili a sé e ai compagni. Ogni caso è un caso a sé e va trattato con particolari attenzioni e cautele». Non ha dubbi il professor Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuropsichiatria dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano. E il caso dello studente di Ragusa contro il quale si sono scagliati i genitori dei compagni non mandandoli a scuola rientra tra quelli impossibili? «Non conoscendo le condizioni del ragazzino non posso assolutamente esprimermi. Anche perché sotto il termine disabile psichico rientra di tutto. La disabilità psichica comprende patologie di diverso tipo: miste neurologiche e psichiatriche. E riguarda portatori di handicap che possono essere congeniti o manifestarsi nei primi anni di vita, è il caso anche di chi soffre di epilessia. Ci sono poi bambini che soffrono di disturbi dello sviluppo o di tipo psichico, di autismo, di forme molto gravi di ritardo mentale o dell'attenzione. A questi ragazzini poi si aggiungono quelli di disturbi psicotici e che possono mostrare i primi sintomi di schizofrenia».
Ma questi ragazzini quali problemi possono avere a scuola? «L'adolescente può avere consapevolezza di avere qualcosa che non va e il discontrollo dei suoi impulsi. Una condizione che può vivere come una sorta di penalizzazione. Bisogna lavorare molto nelle dinamiche di classe affinché le difficoltà vengano gestite. Non è però sempre possibile perché la situazione può essere estremamente grave perché espone, a causa di violenze, discontrollo degli impulsi e crisi distruttive, il disabile e i compagni a sofferenze indicibili».
I farmaci possono essere utili?
«Sì, è importante però che vengano abbinati a un sostegno pedagogico che lo aiuti a contenere l'emotività, a misure di natura psicologica e psicoterapica».
Ma il ragazzino disabile psichico sotto cura farmacologica può frequentare la scuola o rimane intontito?
«I farmaci attualmente in uso consentono, magari assumendoli prima d'uscire di casa e al ritorno di scuola, di poter stare per qualche ora in classe».
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