Politica

Cossiga: «La Chiesa frenata dal progressismo»

Il senatore a vita e il presidente della Cei: «Bisogna tornare alle parole del Concilio»

Pier Francesco Borgia

da Roma

La consacrazione come autentico vincitore del referendum, se davvero ce n’era bisogno, il cardinale Camillo Ruini l’ha ottenuta ieri in Campidoglio dove è riuscito a portare il senatore a vita Francesco Cossiga come relatore a un convegno dove si presentava il libro dell’arcivescovo Agostino Marchetto dedicato alla storia del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Un successo da sottolineare, visto che - ormai - Cossiga può essere annoverato tra i primi paladini di quel «partito cattolico» che vede nel vicario di Papa Ratzinger un leader indiscusso e indiscutibile. E la coordinate sono fin troppo marcate. Basti pensare al vigore messo da Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant’Egidio, dal senatore Cossiga e dallo stesso Ruini nel rimarcare la necessità - oggi più che mai - di un «autentico ritorno alle parole del Concilio».
Il Concilio - ricorda il vicario di Roma - «si è chiuso nel 1965 e quindi non era certo nato e non si era sviluppato per un lungo triennio di lavori allo scopo di difendere la Chiesa dagli attacchi della modernità». Il ’68, ricorda Ruini, era ben lontano quando Paolo VI ha chiuso il Concilio. «È stato una risposta, invece, alle esperienze sconvolgenti del XX secolo». Semmai, si è trattato di un vivace segno di apertura al mondo - ricorda il presidente della Cei - attraverso il «ritorno alle fonti bibliche e patristiche».
Il duetto con Cossiga funziona alla perfezione e tra i due è ben evidente un’armonia di vedute e posizioni che non lascia dubbi. E questa armonia lascia sul campo un solo sconfitto. Almeno nella prospettiva «storica» offerta dall’ex presidente della Repubblica. Il convegno sul Concilio, infatti, finisce presto per parlare del delicato rapporto tra Stato e Chiesa. E Cossiga si compiace di citare Giuseppe Dossetti. «Sono stato dossettiano fino ai sedici anni - ricorda il senatore a vita - quando ho conosciuto De Gasperi. Di Dossetti ho smesso presto di condividere quelle intransigenti posizioni di riformista ispirato. Certo è sempre stato un uomo di forte spirito religioso e anche un gran santo ma in quanto politico...». «Il suo errore di prospettiva - ricorda Cossiga - fu però quello di difendere il cosiddetto “valore sacrale della Costituzione”. Lui credeva che la riforma dello Stato non si poteva ottenere senza la riforma della Chiesa. Io, più modestamente, avrei detto il contrario».
Ruini osserva con compiaciuto orgoglio il presidente Cossiga quando si dichiara contrario a quel «progressismo conciliare» che ha frenato per tanti lustri l’attuazione del Concilio stesso.
Insomma, poste le premesse per un ritorno in grande stile al messaggio del Concilio, non resta che risolvere il «problema» dell’unità dei cattolici in politica. Chissà che Ruini non riesca in un’altra grande impresa.

Riallacciare i rapporti con Prodi del quale - come ricorda Renzo Rosati sull’ultimo numero di Panorama - celebrò le nozze 35 anni fa.

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