Costa e la fotografia che diventa dipinto

Giacomo Costa, nato a Firenze nel 1970, gode già da qualche anno di fama internazionale come protagonista della web-art. A prima vista le sue opere possono sembrare fotografie, ma non lo sono. Sono piuttosto dipinti resi in qualità fotografica, grazie all’uso di un’originale tecnica digitale da film di fantascienza. Alla Galleria Emmeotto (via Margutta, 8) fino al 3 luglio è ospitata la sua prima mostra romana, «Giacomo Costa. Postnatural», comprendente «Arene», una serie di creazioni realizzate per l’occasione e ancora inedite e altre opere precedenti, che rappresentano l’antefatto delle ultime. Costa vuole rappresentare in Postnatural la sua visione del mondo futuro, quando le città scompariranno e i resti urbani saranno invasi dalla vegetazione: «Le arene, da sempre luogo simbolico della passione collettiva e dello sfogo di quella aggressività che ha caratterizzato l’umano agire, saranno gli unici edifici visibili, quasi a monito della follia umana. Così come lo è stato il Colosseo, gli stadi resteranno luoghi della memoria a cavallo tra follia e passione, violenza e sopraffazione, perfetta metafora della storia umana». Le sue visioni fanta-apocalittiche ci mostrano paesaggi privi di tracce umane recenti, dove lo stadio appare quasi come una presenza extraterrestre, una sorta di disco volante, in uno scenario surreale che ci parla di desolazione, ma anche di rinascita della vita, grazie al verde di alcune specie vegetali sopravvissute. Il suo linguaggio apparentemente fotografico ha qualcosa di misterioso e visionario. Le sue megalopoli alludono a qualcosa che sta già accadendo, ma la catastrofe, annunciata da profeti e scienziati, è contrapposta alla capacità dell’uomo di resistere, di non soccombere del tutto davanti a un quadro inquietante. Altre sue opere come i «Garden» contengono speranze: fanno pensare a orti sociali metropolitani. Chissà che anche le sue «Arene» non siano dei luoghi di sopravvivenza, in cui gli uomini possano rinascere con e dentro la natura ritrovata? Per dipingere ognuna di queste sue «fotografie mentali» in 3D Costa impiega almeno un mese. Il procedimento di costruzione virtuale è complesso.

Dapprima progetta e disegna una città e poi la rappresenta come se la dovesse fotografare. Solo allora decide l’inquadratura finale, cosa apparirà in primo piano e cosa sullo sfondo. Orario: da martedì a sabato 11-14 e 15-20.

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