(...) non abitino più qui, se mai vi hanno abitato. Daccordo, il piano industriale di una società come Costa Crociere, i suoi progetti di sviluppo, la strategia che prevede investimenti cospicui in nuove navi - 9 quelle «in ordine», che si aggiungono alle 21 in servizio, con un esborso di 5 miliardi e mezzo di euro fra il 2000 e il 2012 - non si fanno o si ripensano da un mese allaltro, neppure da un anno allaltro, e quindi non dipendono strettamente da una contingenza economica e finanziaria come lattuale. Ma la realtà che ha presentato ieri mattina Foschi a Palazzo Ducale è - azzardiamo noi - «a prescindere», non come frutto di ottimismo di maniera, quanto come logica manifestazione di spirito imprenditoriale. Che deve tener conto, sì, dello stato delle cose, del mercato mondiale, della globalizzazione e pure delle profezie da sibilla cumana dei guru della moneta (perfettamente validi fino alla successiva smentita), ma non può e non vuole rassegnarsi al piagnisteo. E allora parlare, come ha fatto il presidente e amministratore delegato della genovesissima (dal 1856) e internazionale Costa Crociere, di un «evento da Guinness dei primati», di «ritratto italiano in musica e luce», di «incredibile spettacolo di luci e musica che celebra il made in Italy e che avrà un prologo eccezionale con le Frecce tricolori», tutto nella giornata del 5 giugno fra corso Italia e la Stazione marittima, ebbene, può solo suscitare due impressioni diametralmente opposte: o Foschi, e la Costa, e i suoi manager, e mettiamoci anche la società Fincantieri che costruisce questi gioielli del mare, sono dei visionari, avulsi dalleconomia. O, viceversa - io voto questa -, Foschi e gli altri appartengono alla schiatta di chi non ci sta a parlare di marketing solo per averne letto qualcosa nel manuale di Philip Kotler o discusso nei salotti cosiddetti buoni, ma preferisce lanciare e cavalcare la sfida. Tanto più, si direbbe, quando si è in mezzo alla bufera, ma si deve - un obbligo, per limprenditore! - cercare e trovare il modo di uscirne al meglio per lequilibrio di bilancio, lo sviluppo dellazienda, la crescita delloccupazione e, perché no?, il rispetto per «il grande avvenire dietro le spalle».
Pare questo, dunque, il primo significato di un messaggio come quello di ieri che ha visto prevalere decisamente la voglia di navigare nella crisi senza frasi travolgere dai marosi, e soprattutto dai marosi del pessimismo. Ecco perché parlare del battesimo da record di due gemelle come Costa Luminosa e Costa Pacifica, la prima costruita a Marghera, la seconda a Sestri Ponente, entrambe targate Fincantieri, fa bene al cuore, ma anche agli obiettivi di ripresa, per come rappresenta la risposta più logica al mercato. Meglio ancora - ma non è sembrato un caso, vero presidente Foschi? - che ad ascoltare il programma del battesimo (e la professione di razionale ottimismo) figurassero come invitati donore i vertici istituzionali liguri, dal governatore Claudio Burlando al presidente della Provincia Alessandro Repetto, dal sindaco Marta Vincenzi al presidente dellAutorità portuale Luigi Merlo. Tutti, neanche a dirlo, contagiati dallo spirito giusto, al di là delle solite, affettuose frecciatine scambiate sul palco da Marta e Claudio (lui fa: «Bisogna trovare spazio per lespansione di Fincantieri», e lei, di rimando: «Ma guarda che ci stiamo già pensando assieme allAutorità portuale»). Ma la scena, intorno a loro, è tutta Luminosa e Pacifica, ed anche un po Aeronautica, grazie allapporto decisivo dellamatissima Pan, la Pattuglia acrobatica nazionale.
Appuntamento, dunque, a giugno, con levento che vedrà per la prima volta al mondo due navi da crociera affiancate allesordio, protagoniste di una festa da 4mila ospiti, con la regia di Mauro Pagani, già Pfm (e «Creuza de ma» con Faber), e con la presenza di artisti internazionali. Una festa di Costa, a Genova e per Genova. Che sia di sprone e di auspicio. Magari, per convincere tutti a remare nella stessa direzione.
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