Costa: "Schettino voleva che mentissimo tutti"

L’ad Foschi svela i dialoghi tra la sala operativa Costa e il comandante: "Voleva concordare una versione dei fatti"

Costa: "Schettino voleva che mentissimo tutti"

Incompetente e bugiardo. La Costa scarica Francesco Schettino anche in parlamento, ma l’indagine potrebbe coinvolgere il management della compagnia a giorni. Pesano le parole del procuratore generale della Toscana Beniamino Deidda che lunedì ha puntato senza mezze misure il dito contro il colosso della navigazione. Ieri Deidda ha incontrato a Grosseto il procuratore Francesco Verusio: una stretta di mano diplomatica per ricomporre la frattura fra i due uffici. Intanto, l’amministratore delegato della Costa Pierluigi Foschi offre la sua versione alla Commissione lavori pubblici del Senato. Ed è una verità a senso unico. L’inchino? Fu il comandante, «autonomamente», a deciderlo, anche se poi il numero uno della società è costretto ad ammettere che la «navigazione turistica», così la chiama lui, è routine «in tutto il mondo».

Soprattutto Foschi riporta per la prima volta il racconto di Roberto Ferrarini, il direttore delle operazioni marittime della Costa che quella notte si sentì con Schettino molte volte. Che cosa si dissero i due in quelle telefonate? Schettino, nell’interrogatorio di garanzia, ha detto che informò Ferrarini della gravità della situazione e gli chiese di tutto, compresi «rimorchiatori e elicotteri». «Non è vero», ribatte la Costa che, dopo un’iniziale esitazione, ha alzato un muro. Ora Ferrarini parla, attraverso il suo amministratore delegato, e ributta tutte le responsabilità su Schettino. «Ore 21.57: ricevo una telefonata, il comandante Schettino mi informa che la nave ha urtato uno scoglio». Schettino però gli spiega che «solo un compartimento stagno» è allagato. E fino a tre la Concordia può reggere. «Alle 22.06 Schettino mi informa che anche un secondo compartimento stagno è apparentemente allagato». La catastrofe pare lontana.

Anche le conversazioni delle 22.16 e delle 22.26 non sono risolutive: «Abbiamo discusso sull’entità delle falle e dell’allagamento». Possibile? Possibile che alle 22.26 a Genova non abbiano ancora capito che la Concordia è sul punto di affondare? Il sipario sul dramma si alza fra le 22.33 e le 22.35 quando, finalmente, Schettino gli comunica «l’intenzione di abbandonare la nave. Decisione che mi ha completamente sorpreso». Può essere, ma si fa davvero fatica a caricare sulle spalle di Schettino tutto quel che è accaduto. Di più, Ferrarini accusa apertamente Schettino di aver provato a falsificare la realtà, cercando invano la sua complicità: «Mi chiese di condividere la posizione da sostenere con le autorità». Schettino vorrebbe «dichiarare che la nave aveva prima subito un blackout a seguito del quale aveva urtato un basso fondale». Insomma, il comandante lancia a Ferrarini l’esca di una versione di comodo. Ma lui sdegnato dice di no: «Ho rifiutato immediatamente tale possibilità intimandogli di dire esattamente come i fatti sono occorsi».

La Costa, insomma, prova ad affondare definitivamente il suo comandante.

Ma gli interrogatori delineano sempre più una realtà complessa che non è possibile appiattire solo sul dilettantismo e la temerarietà di Schettino. Intanto la Procura studia le prossime mosse. L’incidente probatorio, che chiamerà in causa 4228 parti, si terrà al teatro Moderno. Affollato come non mai.

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