Costantino Brancoveanu

Romania, 1714. Mancano ancora tre anni alla strepitosa vittoria di Eugenio di Savoia sui turchi (Petervaradino, 1717), dopo la quale per l'impero ottomano inizia l'inarrestabile declino che in due secoli lo porta alla sparizione. Il Paese è tributario degli ottomani e il principe Costantino Brancoveanu regna sulla Valacchia, nel trono che fu di Dracula. Costantino è cristiano e tenuto particolarmente d'occhio dai confinanti padroni. Infatti, la Valacchia è tributaria solo sulla carta, dal momento che chi comanda di fatto sono i turchi. Tant'è che nel marzo di quell'anno il principe viene formalmente accusato di intrattenere relazioni segrete con gli imperiali e le potenze europee. Arrestato insieme ai suoi quattro figli, è deposto e portato in catene a Istanbul. Per mesi i cinque vengono torturati allo scopo di farli passare all'islam, ma i prigionieri, incoraggiati dal capofamiglia, non deflettono. Alla fine, sono condannati a morte e trascinati per le vie della capitale, incatenati in fila, fino al patibolo. Giunti al luogo dell'esecuzione, vengono decapitati. I loro corpi sono gettati nelle acque del Bosforo. Alcuni cristiani locali clandestinamente li recuperano e li seppelliscono nell'isola di Halki. Solo nel 1720, sempre in gran segreto, possono venire traslati a Bucarest dalla vedova del principe Brancoveanu. Scrive Camille Eid nel suo «A morte in nome di Allah» (Piemme) che il principe e i suoi figli sono stati canonizzati come martiri dalla Chiesa romena nel 1992.

Nel 1716 il sultano fece uccidere anche l'ex metropolita di Valacchia, Antim Ivireanul.

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