Allungare anche di quasi due anni la vita dei pazienti malati di tumore in metastasi, risparmiare milioni di euro dei contribuenti, ridare fiato al Servizio sanitario nazionale ormai alla canna del gas. Queste sono le conseguenze pratiche delle nuove scoperte scientifiche nel settore oncologico: ora si può indirizzare il paziente verso la terapia che prolunga la sopravvivenza. Come è possibile? Con semplici test genetici dal costo irrisorio (circa 200 euro) che analizzano la mutazione del DNA delle cellule tumorali del paziente. Ad esempio il test del KRAS, identifica i pazienti che hanno maggiore probabilità di risposta al farmaco Cetuximab scoperto dal Professor Bardelli e la sua Equipe nel 2009 dell' Istituto di Candiolo, presso la Fondazione piemontese per la ricerca del cancro dell'IRCC.
Ma se Bardelli ha già ottenuto un risultato tangibile nella conoscenza delle metastasi, il suo collega, Luca Tamagnone, ha presentato in contemporanea uno studio che offre una grande speranza nella lotta contro il cancro. E' stata infatti individuata una molecola tumorale, la Semaforina 3, che funziona da segnale per la formazione della metastasi. In pratica, quando è presente nei tumori vuol dire che la cellula tumorale è cattiva. Ma se questa molecola viene estirpata, la metastasi non si forma o si forma in modo meno aggressivo. «Questo risultato - premette il ricercatore - è stato però ottenuto in laboratorio sui topi. Ora dobbiamo trovare una molecola che possa neutralizzare la Semaforina 3 anche nell'uomo. Ci vorrà ancora qualche anno ma abbiamo scoperto l'obiettivo da colpire. Si tratta di trovare la cura. Posso dire però che la strada è stata comunque spianata».
Dalla speranza di un obiettivo futuro, alla realtà della scoperta di Bardelli concentrata sulla ricerca del farmaco a bersaglio molecolare. Il risultato è stato raggiunto dal suo nuovo test già in via di sperimentazione sull'uomo che potrebbe consentire di personalizzare l'utilizzo del farmaco Everolimus. «Il reclutamento è partito, si tratta di centinaia di pazienti diffusi in tutto il mondo- spiega lo scienziato - entro un anno avremo risposte sicure». Intanto la sperimentazione completata su cinquanta malati nell'ospedale di Barcellona, ha avuto successo. Con il test genetico si è scoperto che su cento pazienti solo 20 (quelli che hanno due geni mutati, PIK3CA e PTEN) rispondono all'Everolimus, oggi adottato per la cure del tumore al rene. In realtà questo farmaco si può utilizzare anche per i tumori al colon, mammella e ovaio in fase avanzata. E il test predittivo indicherà quali sono i pazienti in cui il farmaco è efficace. Per gli altri, invece, il medicinale diventa solo un inutile passaggio. Doloroso e illusorio. «In futuro l'oncologia sarà sempre più personalizzata. I test molecolari aiuteranno a indirizzare al farmaco più appropriato i pazienti che hanno una specifica la alterazione molecolare». In pratica, si sfrutteranno le potenzialità di un solo prodotto per molte patologie.
Non ci sarà il farmaco per il tumore del colon retto bensì una batteria di farmaci che colpiscono tumori con origine in tessuti diversi ma che condividono tutti una specifica mutazione. E non solo. Questi test faranno risparmiare soldi ai servizi sanitari nazionali. «I medicinali di nuova generazione hanno un costo altissimo per la collettività e vanno usati solo quando servono ad allungare la vita in modo significativo. Ormai in tutto il mondo si sta seguendo questa logica che va contro l'interesse di grandi case farmaceutiche ma permette di dare respiro alle casse statali».
Bardelli dunque, è al suo secondo successo scientifico in poco più di un anno.
È stato lui a mettere a punto il test genetico di KRAS dedicato ai malati in metastasi al colon. In questo caso il farmaco dedicato, che costa circa 30 mila euro per ciclo, funziona solo per il 15% dei pazienti a cui prolunga la vita di circa 12-18 mesi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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