Il crac del «villaggio dei contadini ricchi»

Da vent’anni era il modello del socialismo di mercato

Il sogno del villaggio modello cinese è finito. Sepolto dal peso dei debiti (1,7 miliardi di yuan) il piccolo centro di Nanjie, nella provincia centrale dell'Henan, dovrà dire addio alla formula che lo aveva contraddistinto come modello di sviluppo per due decenni. Un modello che prevedeva una perfetta compenetrazione tra egualitarismo maoista e adesione alle riforme economiche volute negli anni Ottanta da Deng Xiaoping per aprire alla Cina le porte del capitalismo.
L'esperimento di Nanjie comincia a metà degli anni Ottanta, proprio nel pieno delle riforme economiche. I tremila abitanti del villaggio conducono uno stile di vita comunitario e basato sulla collettivizzazione delle risorse; la mattina intonano slogan e canti rivoluzionari; spesso tutti assieme leggono ad alta voce passi tratti dal Libretto rosso di Mao Zedong. All'entrata del villaggio, ancora oggi, le statue di Marx, Engels, Lenin e, ovviamente, Mao, danno il benvenuto a turisti e giornalisti, ma dentro, le cose sono diverse da come ce le si aspetterebbe. I contadini non abitano in dimore fatiscenti, come negli anni del radicalismo maoista, ma in ville dotate di moderni comfort, e per gli spostamenti hanno a disposizione costose limousine. Nel villaggio si contano venti imprese che danno lavoro a circa diecimila persone, per lo più lavoratori migranti.
Presentato come un modello di efficienza dai leader cinesi, per anni il piccolo villaggio dello Henan è stato finanziato da aiuti statali allo scopo di continuare a farlo apparire come un successo della via cinese al socialismo di mercato. Con il passare del tempo, però, a sovvenzionare il villaggio erano rimaste solo le banche. Prima tra tutte, l'Agricultural Bank of China, la banca oggi più esposta all'insolvenza dei prestiti da parte delle compagnie di Nanjie. Nel corso degli anni, quest'ultima è entrata in Borsa e ha ridimensionato drasticamente la possibilità di concedere prestiti esclusivamente sulla base di garanzie politiche. In breve tempo, nessuna istituzione finanziaria ha più concesso prestiti a interesse ridotto.


Per ridurre i debiti, negli ultimi anni, le industrie del villaggio ricorsero anche alla truffa: misero sul mercato un particolare seme di soia che, stando a quanto dicevano, dopo essere stato spedito nello spazio, aveva ottenuto una mutazione genetica tale per cui avrebbe incrementato i raccolti del 30%. I contadini che comprarono il prodotto persero i loro risparmi. Adesso, per ripagare i debiti di Nanjie, gli esperti calcolano che ci vorranno almeno 200 anni.

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