Una via Craxi? Non scelgono gli ex pm

(...) Ma Milano no, non può farlo. Milano, la città dove Bettino Craxi è nato e si è formato politicamente, no non deve farlo. E, guarda caso, i più feroci oppositori dell’iniziativa lanciata dalla Moratti nelle ultime ore del 2009 sono tra i protagonisti di Mani pulite: l’ex pm, ora leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e l’ex procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli.
Sprezzanti e durissime le loro dichiarazioni: «Indecoroso e offensivo dedicare una strada a chi è morto da latitante» ha detto Borrelli. «Facciamola questa piazza Bettino Craxi, ma sotto il nome, come in tutte le targhe, scriviamo politico, corrotto, latitante» ha detto Di Pietro. Ma, tutto sommato, dichiarazioni comprensibili. Dedicare una via o un parco a Bettino Craxi vorrebbe infatti dire archiviare definitivamente Mani pulite, mettere una pietra tombale sulla rivoluzione giudiziaria. Logico che chi di quel ribaltone politico è stato artefice opponga resistenza. Del resto non fu proprio Francesco Saverio Borelli, divenuto nel frattempo Procuratore generale di Milano, a lanciare nel 2002 il famoso «resistere, resistere, resistere» contro le proposte di riforma della giustizia del governo Berlusconi?
Non solo. Una via dedicata a Craxi potrebbe favorire un dibattito serio, storico, non più politico e quindi fazioso, proprio su Mani pulite. Decantandone i meriti, che indubbiamente ci sono stati, ma anche mettendo in risalto, una volta per tutte, le zone d’ombra che, altrettanto indubbiamente, ci furono. I metodi, la «selezione» dei partiti e dei politici da mettere alla gogna, l’uso della stampa per amplificare al massimo ogni mossa del pool alla faccia del segreto istruttorio. No, non si può permettere una revisione storica di quel periodo soprattutto ora che è in atto il tentativo di una seconda rivoluzione politica per via giudiziaria.
Ma una città come Milano non può consentire che le sue scelte siano condizionate da ex magistrati.

Perciò mi auguro che la Moratti abbia il coraggio di andare avanti, di portare la sua decisione in giunta e in consiglio. Tocca a lei, agli assessori e ai consiglieri di Palazzo Marino decidere se è il caso di dedicare una via, un parco, una statua a Bettino Craxi. Non ad Antonio Di Pietro, non a Francesco Saverio Borrelli.

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