Credo di Nicea, insieme tutti i cristiani

Preghiera ecumenica a Sant'Ambrogio: con Delpini anche ortodossi e valdesi

Credo di Nicea, insieme tutti i cristiani
00:00 00:00

I cristiani di ogni confessione porteranno croci, icone e bandiere. La comunità eritrea accompagnerà la processione con danze e tamburi. Sono alcune delle particolarità della processione e della preghiera ecumenica che oggi, 2 giugno, vedranno sfilare per le strade del centro di Milano coloro che desiderano celebrare i 1700 anni dal concilio di Nicea, indetto nel 325 dall'imperatore Costantino, che si era di recente convertito al cristianesimo, per risolvere le divisioni che attraversavano la Chiesa sulla piena divinità di Cristo, negata da Ario e difesa anche da sant'Ambrogio. Una ricorrenza che ha diversi motivi di attualità: lì è stato fissato il Credo Niceno, che definisce Gesù «della stessa sostanza» del Padre, ed è stata decisa una data comune per la Pasqua.

L'appuntamento è fissato davanti alla Chiesa di San Sepolcro (piazza S. Sepolcro) alle 18. Da qui partirà la processione alla quale prenderanno parte l'arcivescovo, Mario Delpini, e alcuni vescovi delle Chiese ortodosse. Ad aprire il cammino saranno la croce del Sinodo diocesano «Chiesa dalle genti» e alcune icone ortodosse. Due i momenti di preghiera: uno iniziale nella chiesa di San Sepolcro e una sosta intermedia alla Cattolica (che custodisce una tavoletta in legno del VI secolo con il Credo di Nicea). L'arrivo è previsto alla basilica di Sant'Ambrogio alle 19.15, quando si uniranno alla celebrazione ecumenica, con la professione comune del Credo (nella formula originaria, «Noi crediamo») alcuni esponenti delle Chiese protestanti. Interverranno il metropolita Polykarpos, arcivescovo ortodosso d'Italia ed esarca dell'Europa Meridionale, e il pastore valdese Andreas Koehn.

Spiega Roberto Pagani, diacono permanente e responsabile del Servizio permanente per l'ecumenismo e il dialogo: «Abbiamo scelto per questo appuntamento il 2 giugno, e ha richiesto un po' di sforzi per costruirlo, perché volevamo che i cristiani delle diverse confessioni celebrassero una delle prime volte in cui i cristiani hanno professato insieme la propria fede. Non si può dimenticare che fino al 313, anno dell'editto di Milano, i cristiani erano perseguitati. I cristiani di oggi si ritrovano in questa condizione perché in parecchie zone del mondo subiscono ingiustizie, sono loro negati diritti o sono perseguitati per la propria fede».

Ecumenismo e pace sono strettamente legati, soprattutto in un momento in cui i cristiani si combattono tra di loro in Ucraina e Russia. Non solo. «Avremo sia i cristiani del Patriarcato russo ortodosso sia i cristiani della Chiesa ortodossa ucraina di Kiev - racconta ancora Pagani -. L'influenza della guerra è arrivata sino a noi: le comunità eritrea, etiopica e del Tigrai si sono divise. Per questo è molto significativo che ci si ritrovi tutti insieme».

L'appuntamento ha un significato prettamente milanese, e mai come in questo caso vale la pena di usare l'aggettivo ambrosiano. Ricorda Pagani: «Ambrogio ha resistito all'imperatore, che era filo-ariano, difendendo la libertà del credere e la professione della fede rispetto al potere politico, tutte questioni valide ancora oggi».

C'è anche da pensare che per la celebrazione della Pasqua si possa tornare a una data comune, che si è persa con l'adozione del calendario gregoriano in Occidente, scelto però solo da alcune chiese. Il patriarca Bartolomeo il 30 maggio scorso in un documento ha riproposto il tema di un giorno comune.

Riassume Pagani: «Quest'anno la data della Pasqua è caduta il medesimo giorno per cattolici e ortodossi. Metà del mondo ortodosso è disponibile e anche la Chiesa cattolica e copta sono disponibili a modificare la data della Pasqua, in modo che ciò accada sempre».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica