Criminali liberi e prigioni vuote

Viaggio tra i 50 istituti di reclusione mai inaugurati o funzionanti per qualche mese. Dopo un anno dall'indulto 6mila detenuti tornano in cella e le galere scoppiano di nuovo

Criminali liberi e prigioni vuote

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Mentre le prigioni italiane ingolfate di detenuti diventano l’unico alibi per giustificare un indulto ormai troppo impopolare per essere difeso dall’esecutivo, sparse per l’Italia languono una cinquantina di strutture penitenziarie inutilizzate o sottoutilizzate. Carceri che hanno funzionato per brevi periodi salvo poi essere chiuse e condannate all’abbandono, numerose cedute alle amministrazioni comunali dopo la scomparsa delle preture e la conseguente soppressione di gran parte delle vecchie «case mandamentali». Le prime «prigioni fantasma» le ha scovate Striscia la Notizia, ma l’elenco èmolto più lungo. A Udine i sindacati denunciano la chiusura della sezione femminile del penitenziario mentre aGorizia è inagibile un intero piano della galera. Chiusure parziali anche in Veneto, dove la capacità ricettiva è ridotta di 50 unità sia a Venezia che a Vicenza, per lavori in corso.

In Piemonte le cose non vanno meglio. A Pinerolo i tempi della celebre «Maschera di ferro», qui incarcerata a lungo prima di finire alla Bastiglia, sembrano lontanissimi. Il carcere è chiuso da dieci anni. Di quello nuovo c’è solo il terreno, non il cantiere. Nella provincia mantovana, a Revere, dopo 17 anni il carcere da 90 detenuti (costo 5 miliardi) è ancora incompleto. I lavori sono fermi dal 2000, ma i locali costati più di 2,5 milioni di euro sono già stati saccheggiati. Scendendo in provincia di Ferrara, in quel di Codigoro, ecco un carcere che nel 2001, dopo lunghi lavori, sembrava pronto all’uso. Sembrava, appunto, perché è ancora chiuso. Bologna si segnala per lo sperpero di milioni di euro (3,5) per la costruzione di un centro sportivo, destinato ai secondini, finito e abbandonato.

Eccoci in Toscana, a Pescia, dove il ministero ha soppresso la casa mandamentale. Per non dire di Pontremoli, carcere femminile inaugurato nel ’93: c’è posto per 30 detenute, ma in media le «ospiti» - rivela il sindacato Osapp - sono meno di quattro. Da un mese e mezzo è sbarrato. Problemi simili per l’istituto di Ancona-Barcaglione, 180 posti, inaugurato nel 2005 nonostante le spese di mantenimento della struttura, vuota, ammontassero amezzo milione di euro l’anno. Gli ospiti non sono mai stati più di 20, i dipendenti 50. In Umbria con la chiusura del vecchio carcere di Perugia centro, grazie a Striscia la notizia, si è inaugurata la nuova struttura di Capanne. Ma un intero padiglione, con celle per 150 detenuti, risulta inutilizzato. Eppure nel vicino carcere di Terni un anno fa sono stati appaltati i lavori per costruirne uno nuovo.

Arriviamo in Abruzzo. Nel penitenziario di San Valentino, costruito da 15 anni, non c’è detenuto che abbia alloggiato: nella struttura le guardie raccontano di aver visto girare cani, pecore e mucche. La Campania non è un’isola felice: Gragnano inaugurato, funzionante e chiuso. Idem Frigento. Morcone, due passi da Benevento, 45 chilometri da Ceppaloni, è pronto ma non parte: i sindacati ironizzano sull’insistenza del Guardasigilli dovuta, così mormora radiocarcere, a creare uno sbocco occupazionale per gli agenti meridionali impiegati al Nord. Scendiamo in Puglia, regina delle carceri-fantasma. Nel Barese oltre a Minervino Murge (mai entrata in funzione,mafinita) c’è il giallo di Casamassima: per il Sappe il mandamentale sarebbe già condannato all’oblio da un decreto del Dap ma il sindaco, Vito De Tommaso, dice: «Non ne so nulla, c’è solo una trattativa col ministero».

A Monopoli, nell’ex carcere mai inaugurato, non ci sono detenuti ma sfrattati che hanno occupato abusivamente le celle abbandonate da 30 anni. Ad Altamura si aspetta ancora l’inaugurazione di una delle tre sezioni della prigione. In Capitanata mai aperti i mandamentali di Volturara Appula (45 posti, incompiuto) e Castelnuovo della Daunia (già arredato da 15 anni). Sempre nel Foggiano tre casi emblematici: Accadia (prigione consegnata nel ’93, ora del Comune, inutilizzata), Bovino (una struttura da 120 posti, già pronta, chiusa da sempre) eOrsara. Per restare nel tacco d’Italia ci sarebbe poi da dire dell’ex carcere di Francavilla Fontana mentre Spinazzola, chiuso per anni, è finalmente in funzione.

La Basilicata ci regala il caso di Irsina, vicino Matera: qui il carcere costato 3,5miliardi negli anni ’80 ha funzionato un anno. Oggi è un deposito del Comune. In Calabria situazione drammatica. Nella mappa delle celle «inutili» oltre a Mileto (leggi sotto) c’è Squillace (ristrutturato e chiuso), Cropani (ci abita un custode comunale), le mandamentali soppresse di Arena, Soriano Calabro, Petilia Policastro e Cropalati (quest’ultimo già convertito in legnaia). E a Reggio nel nuovo carcere di Arghilà, che doveva aprire due anni fa, i lavori vanno a rilento: alla fine costerà 25 milioni di euro.

In Sicilia c’è lo scandalo di Gela: carcere enorme, nuovo di zecca, mai aperto.AVillalba, Caltanissetta, vent’anni fa hanno inaugurato una prigione per 140 detenuti costata, all’epoca, 8 miliardi di lire: dal ’90 è chiusa, recentemente ne hanno fatto un centro polifunzionale. Licata è off limits per 25 detenuti, ad Agrigento solo sei detenute occupano i 100 posti della sezione femminile. E finiamo in alto mare sbarcando in Sardegna. Mandate in pensione le case mandamentali di Terralba, Sanluri, Santavi, Carbonia, Bono, Ales, Ghilarza, e soprattutto Busachi (5 miliardi di lire, mai inaugurata), c’è la storia del penitenziario «la Rotonda» di Tempio Pausania, ristrutturato e riadattato, mai riaperto.

Argomento scottante quello delle case di reclusione- lavoro: sull’isola ce ne sono tre (Mamone, Is Arenas e Isili) con grandi potenzialità ricettive per detenuti da reinserire. Solo a Mamone, negli anni ’70, c’erano 1.500 ospiti. Ora 50.

Il motivo? In queste strutture chi ha sbagliato puo rifarsi una vita lavorando, ma lo Stato dovrebbe pagargli uno stipendio. Così, per risparmiare, meglio dirottare i galeotti in prigioni sovraffollate. O liberarli con l’indulto.

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