«La crisi dei mutui non tocca gli italiani»

da Milano

La crisi dei mutui subprime? «In Italia non tocca praticamente nessuno». La Finanziaria? «Ha tantissime cose positive, metodo compreso» anche se la Robin Hood Tax «ci allontana ancora di più dal resto d’Europa». Alitalia? «Lavoriamo in silenzio». Corrado Passera non si nega alle domande dei giornalisti, che lo incalzano alla Festa della Cisl di Levico Terme, e coglie l’occasione per trasmettere un messaggio di sostanziale ottimismo; le banche italiane, ribadisce l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, stanno facendo il loro dovere.
«Stiamo riuscendo, come sistema bancario, ad assicurare tutto il credito che l’economia necessita - sottolinea Passera -. Il problema è indiretto: come alcune istituzioni finanziarie di quella parte del mondo che hanno creato una fortissima crisi di liquidità e, quindi, una stretta creditizia in alcuni Paesi». Il riferimento è ovviamente agli Stati Uniti, ma «non è quello che per ora sta succedendo da noi»: il popolo dei mutui deve stare tranquillo, dunque. «Da questo punto di vista l’Italia si colloca abbastanza bene: se guardiamo a quanto le rate dei mutui incidono sugli stipendi delle famiglie siamo a livelli assolutamente gestibili e le sofferenze, cioè chi ha difficoltà a pagare, sono sotto il 2%», prosegue Passera.
Una serenità tutt’altro che condivisa dalle associazioni dei consumatori: «Dal 2005 ad oggi - sostiene il presidente dell’Adusbef, Elio Lannutti - le rate sono aumentate in media del 55%: insomma chi pagava 700 euro al mese, oggi ne paga 1.135. Come fanno i banchieri ad affermare che le rate sono gestibili?». E chiama anche in causa le responsabilità dell’Ue in questa materia, chiamata a fissare un tasso istituzionale in grado di sostituire l’Euribor, da definire in concerto con i governi di Eurolandia.
Alla Ue si richiama anche Passera, ma su tutt’altro argomento: l’ormai famosa Robin Hood Tax. Le banche italiane, sostiene, «già erano quelle con il fisco più penalizzante in Europa: le misure che sono state prese lo rendono ancora più gravoso e allontanano ancora di più l’Italia dal resto d’Europa». Positivo invece il giudizio sulla manovra, a cominciare dal metodo, «parlare a tre anni e decidere velocemente»: e anche se sarebbe necessario fare qualcosa in più per scuola e ricerca, «ci sono dentro proposte di grande interesse, come la liberalizzazione dei servizi pubblici locali e la riforma della Pubblica amministrazione».


Alitalia è forse l’unico punto su cui l’ad di Intesa Sanpaolo preferisce il silenzio, almeno con i giornalisti: ma ai dirigenti sindacali che gli chiedono un forte impegno per salvare la compagnia, risponde che «dobbiamo fare di tutto, ci mettiamo il nostro impegno». E ricordando la sua esperienza alle Poste Italiane, dichiara che di fronte a progetti difficili di risanamento e rilancio «o c’è un sindacato forte con cui condividerli o non c’è possibilità di farlo».

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