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Crisi di governo: Livni e Barak trovano l’accordo

La svolta è arrivata a un pranzo a casa di Tzipi Livni, ieri. La leader di Kadima, dopo settimane di difficili negoziati segreti con Ehud Barak, è riuscita a convincere il capo dei laburisti a entrare in coalizione con lei. La bella signora dei sobborghi bene di Tel Aviv, l’ex agente del Mossad che ha preferito alla carriera nei servizi segreti il marito pubblicitario e i due figli, per buttarsi pochi anni più tardi in politica, è sempre più vicina a conquistare la poltrona di primo ministro. Ma non è ancora fatta. Barak più che dal pranzo è stato convinto dall’alternativa a un governo con Kadima: per il suo partito, Avoda, sarebbe infatti difficile avere successo se si andasse a elezioni anticipate, mentre nell’ombra si scalda il leader della destra del Likud, Benjamin Netanyahu, re dei sondaggi. Meglio allora un posto al sole con Livni.
La lunga lista di richieste alla signora di Kadima si è dunque stemperata durante le trattative: Barak resta responsabile della Difesa, diventa senior tra i ministri e vicepremier. Ma non sarà, come voleva, leader nei negoziati indiretti in corso con la Siria, sarà solamente coinvolto. Per qualcuno, le tensioni nei difficile tête-à-tête negoziali tra Livni e Barak hanno origine in questioni personali. L’ex primo ministro, ex capo di Stato maggiore, ufficiale dell’esercito, dicono, non sarebbe certo contento di prendere ordini da un «soldato semplice». Donna. Da qui, la richiesta di posti importanti: vicepremier e negoziatore. Spiega al Giornale l’analista politico israeliano Gideon Doron che «un ruolo di riguardo nelle trattative indirette con la Siria avrebbe garantito a Barak d’essere sempre al centro della notizia, sempre in prima pagina sui giornali, non soltanto quelli israeliani».
Ora, conquistato il laburista (e i suoi 19 seggi, Kadima ne ha 29), Livni è a buon punto sulla via della formazione del governo, ma non ha ancora in mano una maggioranza capace di governare: ha 20 giorni per arruolare i religiosi di Shas (12 seggi). Il partito non sarebbe pronto a servire nella colazione perché Livni, in qualità di negoziatore con i palestinesi, avrebbe affrontato nei colloqui con la controparte il delicato tabù della divisione di Gerusalemme.
Per ora, qualsiasi passo avanti è rimandato a dopo le vacanze per la festività ebraica del Sukkot, dei tabernacoli, una settimana in cui Livni, dicono i giornali, si preparerà a presentare anche il suo programma su come affrontare la crisi economica globale che ha contagiato Israele.

Sulla questione, i politici locali non sono intervenuti e il premier Ehud Olmert, che attende il successo di Livni per uscire di scena, dopo aver promesso le dimissioni a causa delle sue disavventure giudiziarie e il suo coinvolgimento in casi di corruzione, ha rassicurato la popolazione sulla situazione finanziaria.

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