Crisi tra Hamas e Abu Mazen «Rischiamo la guerra civile»

Fatah accusa il leader degli integralisti di fomentare la lotta intestina. In serata la svolta: «Ora basta con le tensioni»

Crisi tra Hamas e Abu Mazen «Rischiamo la guerra civile»

da Gaza

La giornata comincia malissimo. Un scontro aspro fra il presidente dell’Anp Abu Mazen e Hamas, il partito del premier Ismail Haniyeh, al punto che per la prima volta si evoca il rischio di una «guerra civile». Poi in serata la schiarita. Una tregua che non si sa fino a quando durerà. Ma andiamo con ordine. A infiammare gli animi, mentre era già in corso il braccio di ferro sul controllo dei servizi di sicurezza fra la presidenza e il ministro degli Interni Said Siam, è stato Khaled Meshaal. Il leader in esilio di Hamas si è scagliato, senza citarli esplicitamente, contro Abu Mazen e Fatah, accusandoli di «complottare» per fare cadere il governo Haniyeh e di fare parte di una «quinta colonna» palestinese alleata di Usa e Israele.
L'attacco diretto di Meshaal, che ieri ha cercato di fare una parziale marcia indietro, ha provocato dure reazioni in seno a Fatah, il partito di Abu Mazen. Il comitato rivoluzionario del partito, organo supremo, ha contrattaccato accusando Meshaal di «fomentare una guerra civile». «Sono parole molto pericolose, che spingono il nostro popolo verso la guerra civile», ha detto anche il capo negoziatore dell’Olp Saed Erekat.
Centinaia di militanti del Fatah e di miliziani dei gruppi armati vicini al partito del presidente sono scesi nelle strade di Gaza e della Cisgiordania per chiedere «le scuse» di Meshaal. Ci sono stati disordini a Nablus, dove miliziani armati delle brigate Al Aqsa hanno occupato il tribunale, e a Gaza City: centinaia di studenti di Al Fatah e di Hamas si sono scontrati per quasi due ore. Bilancio: 20 feriti.
La brusca impennata di tensione fra le due grandi forze politiche palestinesi è arrivata giovedì dopo che Abu Mazen aveva bocciato la decisione del ministro degli Interni di Hamas, Saed Siam, di creare una nuova forza di sicurezza formata da 4.000 miliziani dei gruppi armati vicini a Hamas. La nuova unità è stata posta da Siam sotto la «supervisione» del capo Comitati di Resistenza Popolare, Jamal Abu Samhadana, numero due sulla lista dei ricercati palestinesi per terrorismo di Israele. Il presidente dell’Anp ha annullato queste decisioni definendole «anticostituzionali» e ribadendo di ritenere quale proprio «settore riservato» la sicurezza. Il ministro degli Interni ha però replicato di non avere ricevuto alcuna comunicazione della presidenza, e di avere agito nel quadro della legge, mantenendo quindi le misure annunciate.
Un incontro fra rappresentanti del Fatah e di Hamas, con la partecipazione anche di una delegazione dei servizi segreti egiziani, è stato convocato ieri sera a Gaza per cercare di fare calare la tensione. Ed è lì che Hamas e Al Fatah hanno deciso di impegnarsi per ridurre la tensione.

Parlando davanti a responsabili di entrambe le parti al termine della riunione, il portavoce di Al Fatah Mahar Meqdad ha detto che i due gruppi «hanno concordato di invitare il nostro popolo ad arrestare tutte le forme di tensione e a cementare l'unità nazionale». Lo stesso Abu Mazen, ieri ad Amman, si è pronunciato per una «soluzione politica» del conflitto. «È importante che le cose non si avvelenino ulteriormente», ha aggiunto.

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