Da un lato c'è il premier Mario Monti, sicuro che non ci saranno "grosse" tensioni sociali, dall'altro c'è il leader della Cgil, Susanna Camusso che ravvisa un "rischio reale". Il segretario del maggior sindacato d'Italia ha iniziato l'anno come l'ha finito: pressando l'esecutivo e facendo la voce grossa.
Per la Camusso, nei prossimi mesi il rischio reale di tensioni sociali sarà crescente e "va contrastato con un piano per il lavoro". "La recessione avrà un impatto duro sull’occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man mano che cresce la disuguaglianza è reale", ha sottolineato la Camusso a TMNews, lanciando poi un avviso al governo: "E' meglio che abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell’occupazione. Noi vogliamo confrontarci sulla crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti".
E in tema di lavoro, il segretario Cgil ha proposto ancora una volta la sua ricetta, non lesinando un attacco nei confronti del precedente esecutivo: "Proponiamo un nuovo Piano del lavoro. Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi".
"Bisognerà anche riformare gli ammortizzatori sociali per tutelare maggiormente chi perde il lavoro, senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra molto difficile", ha spiegato la Camusso.
Che sul tema previdenziale è tornata poi a ribadire come quello delle pensioni sia un capitolo tutt'altro che chiuso: "Ci sono delle ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava maturando il diritto di andare in pensione che si vede di colpo allungato il lavoro di 5 anni. Questo non è giusto e non è accettabile".
Infine, permane l'ostilità nei confronti di una modifica dell’articolo 18 che, per la Camusso resta in ogni caso intoccabile perché "non c’entra niente con i problemi della crescita e della riforma del mercato del lavoro. Lo dicono molti economisti, giuristi e molte imprese, non solo i sindacati. Quindi per noi è fuori discussione. L’idea poi che togliendo una salvaguardia a chi ce l’ha aumenti il grado di tutela per tutti è ridicola e penosa insieme. Sarebbe come dire che abbassare i salari dei livelli professionali più alti faccia crescere l’eguaglianza di reddito fra i lavoratori. Quello sull’articolo 18 è un accanimento ideologico sollevato da persone che spesso non sanno di cosa parlano e di quanto poco ricorso se ne faccia nella realtà".
Ma la Camusso non è l'unica dei sindacati a suonare la carica. Secondo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, l’inasprirsi del conflitto sociale nei prossimi mesi di recessione "dipenderà soltanto dal governo". "La Cisl chiede una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. La necessaria rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato. Non accetteremo pacchetti prefeconfezionati o ispirati da altri", ha aggiunto Bonanni.
"Finora il governo ha voluto fare da solo e infatti la reazione del sindacato è stata la diretta conseguenza di questa scelta. Verificheremo nei prossimi giorni se ci sarà un cambiamento nella linea del governo e se alle parole del presidente Monti corrisponderanno i fatti", ha concluso il segretario Cisl.
E al coro si è aggiunto anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, il quale ha ribadito il concetto: "Non è nostra intenzione fare del conflitto sociale la nostra regola, ma è chiaro che il governo si illude se pensa che possiamo sopportare un 2012 carico di disoccupati. La combinazione di pensioni più basse, redditi reali decrescenti e minore occupazione non è un buon viatico per la pace sociale". Insomma, il governo Monti è guardato a vista dai sindacati. E dai suoi comportanti deriverà una loro reazione.
Al dibattito partecipa anche il cardinale Angelo Bagnasco che chiede di "essere più positivi e creare coesione" per "evitare il pericolo di tensioni sociali": "Credo
che se ci mettiamo insieme nello sforzo e nella fatica di costruire dei ponti nuovi, di cambiare mentalità e creare più coesione sia nel lavoro sia nella società, a tutti i livelli le tensioni non si coaguleranno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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