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Crisi, Monti vuole tagliare la cassa integrazione: "Non ci sono le risorse"

Il premier: in futuro solo gli assegni ordinari. Sindacati in rivolta. I pm di Trani orientati ad ascoltare il Prof per l’inchiesta su S&P

Crisi, Monti vuole tagliare  la cassa integrazione: "Non ci sono le risorse"

Roma Il governo prova a disintegrare la cassa integrazione straordinaria ma dai sindacati arriva il niet. Rimandato il braccio di ferro sull’articolo 18 (ma solo per ora, ndr), il primo scontro duro si registra sugli ammortizzatori sociali. Ieri s’è aperto il tavolo tra governo e parti sociali sul mercato del lavoro, l’altra grande riforma strutturale di Monti, ma la nave del Prof è entrata subito in rotta di collisione con lo «scoglio Cigs». Il governo sarebbe orientato a limitare al massimo l’uso della cassa integrazione, e solo di quella ordinaria (principalmente a carico delle imprese) che copre un periodo di 52 settimane.

La cassa integrazione guadagni straordinaria, invece, è l’assegno erogato dall’Inps in caso di ristrutturazione, riorganizzazione, riconversione, crisi aziendale di un determinato settore o fallimento dell’azienda. Il limite massimo è di due anni consecutivi, seppur prorogabili.

Monti, nell’ambito di un riordino degli strumenti a tutela dei lavoratori, vorrebbe sforbiciare l’assegno ma da Cgil, Cisl e Uil è già arrivato un altolà: «Tutte le parti sociali sono d’accordo sul fatto che non si può superare la cassa integrazione straordinaria», dice la cigiellina Camusso. Idem Bonanni (Cisl): «Siamo molto scottati dalla vicenda delle pensioni e dal procedere senza discussione - avverte - Chiediamo quindi al governo di non pensare a colpi di mano perché altrimenti la musica del confronto cambia».

Il premier si presenta al tavolo di confronto determinatissimo, prima di lasciare la patata bollente al suo ministro del Lavoro, Elsa Fornero, spalleggiata dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, e dal vice ministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Poi vola a Bruxelles per il vertice dell’Eurogruppo dove si gioca la partita anti Merkel. Il premier, che potrebbe venir ascoltato dalla procura di Trani che ha aperto un’inchiesta sull’agenzia di rating Standard & Poor’s, prosegue nella sua battaglia anti crisi. E in questo contesto il prossimo 9 febbraio vedrà a Washington il presidente Usa, Barack Obama.

In ogni caso sul lavoro il governo apre sul metodo: «Non procederemo per decreto - assicura Monti - ma i tempi del confronto non possono essere lunghi». Un avvertimento fatto proprio dalla Fornero che, nel merito, mostra i canini: «La riforma è ambiziosa e vi avverto - dice a sindacati e Confindustria - che al momento non ci sono risorse». In sostanza mancano quattrini per azionare il paracadute per i lavoratori come accaduto fino ad ora.
La discussione è generale e, per adesso, interlocutoria. Niente di già scritto ma Fornero illustra il piano del governo. Cinque i punti: «Tipologie contrattuali, formazione-apprendistato, flessibilità, ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro».

Gli obiettivi di fondo del governo sono quelli di creare una «maggiore mobilità» del mercato del lavoro; favorire «l’inserimento dei giovani» attraverso un appoggio ai contratti di apprendistato; rivedere l’intero capitolo delle tutele a chi perde il lavoro; aumentare la «flessibilità in uscita» (come ci impone da tempo l’Europa, ndr). Su questo ultimo tema uno dei nodi riguarda l’articolo 18 su cui, tuttavia, ieri s’è sorvolato.

Sugli ammortizzatori sociali, il ministro Fornero spiega: «Servono strumenti che facilitino la ricollocazione dei lavoratori - dice - e per raggiungere l’obiettivo sarebbe importante un passaggio a un sistema integrato, basato su due pilastri: uno per la riduzione temporanea dell’attività; l’altro per il sostegno al reddito di chi abbia perso il lavoro». Sulle tipologie di contratti, invece, Fornero è più morbida: «Solo alla fine del confronto - aggiunge - si potrà parlare di contratto unico».

Ma soprattutto: «La flessibilità dovrà costare di più».

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