Crisi Tutti poeti ma nessuno legge poesie

I testi poetici che arrivano sugli scaffali delle librerie sono pochi e le copie prodotte rappresentano un numero esiguo rispetto ai titoli immessi nel mercato. Il genere della poesia non se la passa proprio bene. In Italia, il paese di santi, poeti e navigatori, elaborare versi è un’attività che attira molte persone. Ma gli italiani, che amano comporre, non leggono le poesie scritte dagli altri. E soprattutto non le comprano attratti piuttosto dai romanzi di largo consumo. Lo si ricava dai dati dell’Aie, l’Associazione Editori Italiani. Gli ultimi numeri disponibili segnalano una situazione negativa per il settore: nel 2009 su 1990 titoli pubblicati, soltanto il 3,9% era di poesia. Un elemento, questo, che si aggiunge al fatto che su 160 milioni di copie stampate e distribuite soltanto 1,2 milioni, pari allo 0,8% delle copie complessive, era di poesia. In media un libro di poesia viene stampato in 626 copie. Alla luce di questi dati il presidente dell’Aie, Marco Polillo, confessa che quello della poesia, «è un settore dell’editoria debole. Anche alcune collane prestigiose non se la passano molto bene. La poesia ha sempre fatto fatica. E in questi ultimi anni ha registrato un calo ulteriore». Dal punto di vista commerciale la poesia è schiacciata, dice il presidente Aie, «dai romanzi di massa che hanno invaso il mercato».

Un problema, quello della scarsa diffusione, che non preoccupa il poeta Maurizio Cucchi.«La poesia, quella vera non è mai stata un genere di massa e la sua validità si misura in base alla durata nel tempo e alla profondità dei contenuti».

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