da Roma
Un prete assassinato nel momento in cui infuria la crisi sulle vignette satiriche su Maometto e l'Islam. Tuttavia, il tributo di sangue versato dai cristiani e dai religiosi cattolici in particolare, è ogni anno assai alto. Le statistiche si sono chiuse nel 2005 con un bilancio di 27 religiosi morti: un vescovo, 20 sacerdoti, 3 religiose, 2 religiosi e un laico. Per zone d'origine, oltre alle 10 vittime americane, 7 erano asiatiche ( 5 indiane, una filippina e una indonesiana), 6 europee (tre italiane , due belghe e una slovacca) e tre africane (due del Congo e una nigeriana). Il Sud del mondo resta ancora una volta centrale in questo drammatico martirologio, sia come terra d'origine delle vittime sia come luogo del martirio.
I dati dicono che nel 2004 è stata l'Africa ad aver visto il maggior numero di martiri, mentre per il 2005 l'infelice primato spetta all'America Latina. Nel Medio Oriente e in Asia invece le violenze sono state perpetrate indistintamente contro i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane; in particolare a destare le maggiori preoccupazioni è l'Irak, dove i rappresentanti delle chiese cristiane parlano da tempo di rischio per la stessa sopravvivenza della popolazione di fede cristiana, costretta ad emigrare a causa di violenze, persecuzioni e situazione sociale. Ancora assalti a chiese e a religiosi sono stati registrati in Pakistan e in Indonesia. Anche in Libano da tempo è in atto una emigrazione dei cattolici e dei cristiani in generale - il Libano l'unico Paese mediorientale nel quale la popolazione di fede cristiana è consistente - una fuga cresciuta con il parallelo aumento delle tensioni che attanagliano il Paese dopo l'omicidio di Hariri. In Palestina Hamas ha dichiarato più volte, all'indomani della vittoria elettorale, di voler convivere con la minoranza cristiana ormai ridotta all'1,7 della popolazione.
Il problema però non riguarda solo i Paesi islamici, persecuzioni e violenze contro i cristiani sono state messe in atto anche in India ad opera dagli estremisti induisti, mentre molti religiosi cadono come si ricordava ogni anno in missione in Africa e in America Latina. Ma vanno ricordati, nell'anno di sangue 2005, anche i due sacerdoti uccisi in Europa: il primo a Bruxelles, impegnato nell'accoglienza agli immigrati e a tutti coloro che bussassero alla sua porta, ed il secondo in Russia, nei pressi di Mosca, dove stava ricostruendo la comunità parrocchiale.
«Come sempre negli ultimi tempi - ha osservato l'agenzia vaticana Fides nel dossier sulle morti dei religiosi cattolici nel mondo - il conteggio non riguarda solo i missionari in senso stretto, ma tutto il personale ecclesiastico ucciso in modo violento o che ha sacrificato la vita consapevole del rischio che correva, pur di non abbandonare il proprio impegno di testimonianza e di apostolato».
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