Il critico «rosso» e l’ex br superpremiato

da Roma

Un (ex) terrorista per fiction. Sempre più «spettacolare», e ricca di riconoscimenti, la nuova esistenza di Maurizio Iannelli, già capocolonna romano delle Brigate rosse, ergastolano per la strage di via Fani. Penultimo di sette figli, trascorsi nel sindacalismo aeroportuale con la Cgil, a lungo braccio armato della stella a cinque punte, Iannelli non si è mai dissociato né pentito. È in semilibertà dal 2003 ed è universalmente considerato un autore e un programmista televisivo di successo. Non da oggi, ma ininterrottamente dal 1999 allorché venne ospitato a lavorare in Rai per prodotti impegnati come il «mestiere di vivere» (ambientato nel carcere di Rebibbia) «Diario Italiano», «Residence Bastogi» e infine la fortunata serie «Sfide». Recentemente si è proposto per altre tv, da sempre scrive libri (il più fortunato «Princesa», da cui la celebre canzone di De Andrè), nel 2004 ha messo su una propria società indipendente: «La Bastoggi docu&fiction srl».
L’altro giorno il nuovo Iannelli è stato premiato di nuovo, al «Roma Fiction Fest», e la cosa ha fatto storcere il naso ai familiari delle vittime del terrorismo riunite nell’associazione «Fervicredo». Vederlo sfilare sul palco tra i vincitori come autore del «miglior documentario» del festival capitolino per l’episodio «Taranto» della serie «città criminali» scritta insieme con Matilde D’Errico, ha mandato su tutte le furie uno degli speaker dell’associazione, Franco Maccari, poliziotto sindacalista del Coisp. Il quale oltre a ricordare la disparità di trattamento e di opportunità tra i parenti dei morti ammazzati e coloro che imbracciarono il kalashnikov, sciorinando uno dopo l’altro i precedenti penali dell’ex br catapultato nel mondo dello spettacolo, ha posto l’attenzione su quella che lo stesso poliziotto definisce una «curiosa coincidenza». Iannelli ha ricevuto l’ambito riconoscimento in una manifestazione che da quest’anno è guidata da Stefano «Steve» Della Casa, ex esponente di Lotta continua coinvolto eppoi assolto nell’inchiesta sull’assalto incendiario al bar l’«Angelo azzurro» di Torino - considerato all’epoca un covo neofascista - dove il primo ottobre del 1977 morì bruciato un giovanissimo e apolitico studente. Lo stesso Della Casa, ricorda Maccari, precedentemente dirigeva un altro festival di grido nel campo cinematografico, quello di Torino, dove nel 2001 sempre Maurizio Iannelli ottenne un altro importante riconoscimento con il documentario «Un bel ferragosto» che trattava della vita di una spogliarellista e di un disoccupato alle prese con la calura estiva romana. Lo stesso anno il medesimo documentario spopolò anche al Festival internazionale di cinema e video «Filmaker doc 6» di Milano: prese il primo premio, da 10 milioni di lire.
«Si continua a spettacolizzare Caino a scapito di Abele - ha sottolineato l’esponente dell’associazione Fervicredo - . Nessuno mette in dubbio le capacità di Iannelli ma le qualità morali assolutamente sì. Aspettiamo ancora che chieda perdono, e a quanto ci risulta non lo ha ancora fatto. Gli diamo appuntamento il 9 maggio, giornata delle vittime del terrorismo, in via Fani.

Se vuole può fare un bel documentario per ripagare parte del dolore che ha procurato. Ovviamente gli attori principali dovranno essere le vittime e i loro familiari, che gliene saranno assolutamente riconoscenti». Un altro premio, stavolta alla memoria.

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