Emanuela Fontana
da Roma
Il luogo è lo stesso dove hanno sfilato decine di migliaia di italiani e centinaia di militari avevano pianto portandosi la mano alla fronte. Due anni dopo la strage di Nassirya, nella sala delle bandiere del Vittoriano dove le 19 bare erano state esposte prima dei funerali solenni alla basilica di San Paolo, i parenti dei caduti e tre carabinieri rimasti gravemente feriti hanno ricevuto la Croce donore al merito. Quasi tutti si aspettano ora la medaglia al valore militare, ma «non è importante questa differenza - confidava Giuseppa Bruno, vedova del maresciallo Salvatore Bruno, la croce appuntata sul petto - quello che conta è che la gente non dimentichi».
Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha consegnato i riconoscimenti stringendo le braccia delle signore e dispensando a tutti parole di conforto. I bambini si sono guadagnati i buffetti e le carezze del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, del sindaco Walter Veltroni e del ministro della Difesa Antonio Martino. Lucrezia, viso e capelli dangelo, figlia del sottotenente Giovanni Cavallaro, ci tiene a precisare che ha sei anni, «e non 4 come due anni fa, scrivono sempre che ho quattro anni». Simone, che frequenta la quinta elementare, è diventato invece il piccolo presidente della Fondazione intitolata al padre. Sono passati due anni ma i figli dei caduti hanno ancora gli occhi lucidi al Vittoriano.
In realtà, al di là della commozione che ha contraddistinto la cerimonia, una questione è rimasta aperta anche ieri: non tutte le vedove si rassegnano alla mancata consegna della medaglia al valore militare, che presupporrebbe che i loro uomini siano caduti di guerra e dunque sarebbe in contraddizione con i requisiti di missione di pace della presenza italiana in Irak. «Siamo orgogliosissimi di questa croce - ha commentato Paola Fregosi, vedova del maresciallo Enzo Fregosi - anche se forse in futuro può darsi che verrà data la medaglia doro al valor militare. Adesso ringraziamo tantissimo il capo dello Stato e le autorità». Anna Maria Zollo, vedova del maresciallo Alfonso Trincone, spiega che senza la medaglia al valore militare «a mio marito non si può intitolare una caserma. Comunque ringraziamo per tutto ciò che aiuta a ricordare. Alle mie figlie ho ripetuto: potere dire che vostro padre ha tentato di salvare unintera popolazione». I nostri militari «erano a Nassirya per aiutare gli iracheni - ha detto il ministro Martino nel suo discorso - e a tutti gli italiani chiedo umilmente di guardare alla speranza che va germogliando in Irak». Il ricordo della strage «occupa un posto indelebile nella memoria collettiva», ha ricordato il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giampaolo di Paola.
Dalla cerimonia è stata esclusa Adele Perrillo, compagna del regista caduto Stefano Rolla.
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