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«Croce rossa» tedesca: piedi buoni e testa d’oro

Così bravo da non sembrar vero. Un po’ polacco e un po’ snobbato, Miro Klose è tornato il santo salvatore di Germania. Cinque reti come nel mondiale di quattro anni fa, un giorno da assist man contro la Svezia per lasciar ritrovare morale anche a Podolski. Una sorta di croce rossa tedesca. Serve qualcosa? Ci pensa Klose. Agile e intuitivo, miglior giocatore del campionato tedesco (40 gol nei due anni passati al Werder Brema), ha lucidato la fama anche in questo mondiale. Sbaglia qualcosa, ma subito rimedia. Contro l’Argentina non è riuscito a fare lo stopper davanti ad Ayala, ma è tornato centravanti vecchio stile per farsi perdonare. Sbuca in area quando il pallone ha la faccia da gol. Meno potente di Toni, ma con la stessa capacità di sfruttare le situazioni. Quando non lo vedi, ti fulmina. Quando lo vedi, forse è troppo tardi. Ha piedi buoni e testa d’oro. Dicevano non andasse d’accordo con Podolski, perché voleva la leadership in attacco. Ha risolto il problema a suon di gol e di assist per il compagno. Ci sono pochi giocatori indispensabili in questa Germania, ce n’è solo uno che si fa rimpiangere quando manca. Klose ha la maglia numero 11, ma le caratteristiche del centravanti moderno.

Un Trezeguet alla polacca.

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