Superato sul suo stesso terreno, l'uomo che del riformismo ha fatto una ragione di vita ha combattuto una crociata solitaria e orgogliosa. Enrico Boselli è uno che cava il sangue dalle rape, e questa volta è sembrato il mastro norcino che non butta via nulla nel confezionare il suo Partito socialista. C'è un Gianni De Michelis che abbandona il centrodestra? Un Gavino Angius scaricato dal Partito democratico? Un Franco Grillini che non trova altro spazio a sinistra per la sua battaglia sui diritti dei gay? A noi, a noi! Arruolato anche Zapatero, il primo ministro spagnolo laico e socialista. E ingaggiato perfino il «primo socialista della storia», che poi sarebbe un povero Cristo protagonista di uno spot che traccia un cerchio sulla sabbia e invita chi è senza peccato non a scagliare la prima pietra, ma a votare Boselli. All'ultimo erede del partito che fu di Bettino Craxi è però mancato il contributo più consistente, quello dei radicali con i quali due anni fa aveva imbastito l'avventura della Rosa nel pugno. Alleanza sfiorita dopo pochi mesi, ma che Boselli ha cercato di rianimare a ridosso del voto. Marco Pannella ed Emma Bonino gli hanno preferito il Partito democratico; lui è corso ai ripari lanciando un «patto laico», una manovra per spaccare i radicali: a lui la base, a Veltroni i vertici. Operazione maldestra. Nelle ultime ore il fuoco è raddoppiato contro la coppia Pannella-Veltroni: accuse di falsità, infamie, accattonaggio.
Walter, che ha adombrato abboccamenti del Ps con Bertinotti e Casini per superare la soglia di sbarramento, è un «bugiardo comunista», un «attaccabrighe» che «ci vuole ammazzare». Colpi sopra e sotto la cintura nella speranza di centrare il bersaglio impossibile del 4 per cento. Se Gesù è stato il primo socialista, Boselli rischia di essere l'ultimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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