E se per una volta a Oxford fossero invidiosi di Cambridge? La sfida fra le due più antiche università inglesi questa volta non c'è nemmeno: perché se a Cambridge si devono preoccupare di apparire troppo snob, per il Cancelliere di Oxford e per i collegi che compongono il complesso universitario il problema sono i soldi persi nel crac finanziario mondiale. Già, perché nemmeno i college inglesi stanno passando indenni attraverso la stretta creditizia: «Gli investimenti dell'università - hanno laconicamente annunciato a Oxford nei giorni scorsi - sono scesi da 689 a 593 di sterline. In più, altri 30 milioni sono congelati in un conto bancario in Islanda». Insomma, una perdita che alla fine supera i 100 milioni di sterline.
«La situazione delle università britanniche - ha detto Wendy Piatt, direttore generale del Russell Group , che riunisce le università d'élite - sarà estremamente difficile. Tutte le entrate sono a rischio, i costi stanno salendo e la competizione internazionale è sempre più dura». E allora, con le donazioni degli ex eccellenti studenti sempre più rare, il governo di Gordon Brown vuole rivedere le tasse massime che gli atenei possono chiedere agli studenti, facendole salire fino a 20mila sterline, andando verso un modello più simile a quello statunitense.
Ma anche dall'altro lato dell'oceano, non è che le cose vadano meglio. Anche quelle università che fino allo scorso anno erano delle vere e proprie macchine da soldi, a ottobre hanno iniziato a sgomitare per ricevere l'aiuto dello Stato.
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