Alberto Stasi può uscire dal carcere per lavorare. La madre di Chiara Poggi: "Non ha mai chiesto scusa"

Il 39enne, che il 13 agosto 2007 uccise a Garlasco la fidanzata Chiara Poggi, ha ottenuto la possibilità di lavorare all'esterno della casa circondariale di Bollate. Il fine pena è previsto per il 2030. La madre della vittima: "Non sono notizie belle"

 Alberto Stasi può uscire dal carcere per lavorare. La madre di Chiara Poggi: "Non ha mai chiesto scusa"
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Il 2023 si sta rivelando un anno propizio per Alberto Stasi. Il 39enne di Sesto San Giovanni, che il 13 agosto 2007 uccise a Garlasco, in provincia di Pavia, la fidanzata Chiara Poggi, ha ottenuto a gennaio scorso la possibilità di lavorare all’esterno del carcere di Bollate. L’uomo è chiuso in cella dal dicembre 2015 per scontare la pena di sedici anni di reclusione in conseguenza dell’efferato omicidio. Da quattro mesi Stasi, tutti i giorni, esce di mattina dalla casa circondariale per recarsi sul luogo di lavoro, per poi rientrare la sera.

Il lavoro fuori dal carcere

Il detenuto, attraverso i suoi legali, ha voluto con forza questo provvedimento, dopo che, appena due mesi prima, il giudice di sorveglianza si era opposto alla richiesta dell’avvocato della difesa. Dopo il reclamo del 24 gennaio il Tribunale di Milano ha concesso il lavoro esterno a Stasi, che si occupa di contabilità in un ufficio milanese. Le regole da rispettare, in ogni caso, sono molto dure e riguardano, in particolare, gli orari di uscita e di rientro in carcere, il tragitto da percorrere per arrivare sul luogo di lavoro e i mezzi di trasporto da utilizzare. Insomma, per mantenere il beneficio conquistato Stasi deve rigare dritto.

La decisione del Tribunale

Il provvedimento, che non è assolutamente una misura alternativa al carcere, è stato adottato dal Tribunale di Milano in base ad alcuni parametri oggettivi: la condotta positiva nella casa circondariale e l’aver scontato un terzo della pena. In un primo momento, come riporta il Corriere della Sera, i giudici non avevano ritenuto ci fossero i presupposti per permettere a Stasi di uscire fuori dal carcere per lavorare. Il detenuto, considerato pericoloso socialmente, non poteva ricevere il beneficio se non approfondendo il suo quadro psicologico. Alla fine, l’analisi condotta dagli esperti è arrivata alla conclusione che Stasi poteva avere un lavoro esterno, un tipo di attività che non dovrebbe provocare alcuna conseguenza.

Il processo

L’omicida è stato condannato in maniera definitiva nel 2015. Grazie al rito abbreviato e al fatto che nella sentenza e stato esclusa l’aggravante della crudeltà la pena si è ridotta a sedici anni di reclusione. Il Tribunale aveva anche deciso che il condannato avrebbe dovuto risarcire la famiglia della fidanzata per un milione di euro. A carico di Stasi anche le spese legali, pari a 150mila euro. Con i genitori della vittima, il detenuto ha concordato di versare come risarcimento danni solo 700mila euro, la metà già saldati. Stasi dovrebbe uscire dal carcere nel 2030, anche se questa data, alla fine potrebbe essere anticipata di due anni.

Il dolore della madre di Chiara Poggi

"Sapere che chi ha ucciso nostra figlia dopo sette anni già esce dal carcere, pur senza aver mai ammesso la sua responsabilità, spiace. Non sono notizie belle. Ma la legge è così e non possiamo farci niente. Del resto - ha dichiarato Rita Preda, la madre della vittima - ci aspettavamo che un momento o l'altro avrebbe ottenuto questo beneficio". La donna ha aggiunto: "Non ne eravamo informati e non ci ha fatto piacere apprendere la notizia in questo modo. Avremmo voluto saperlo non dal giornale". Rita Preda ha evidenziato come dall'ex fidanzato della non sia mai arrivata una parola di pentimento.

"Le scuse non le ha mai fatte: niente, niente, niente", ha detto la donna con rassegnazione che, insieme al marito Giuseppe Poggi, è tornata subito ad abitare nella villetta di via Pascoli, dove è avvenuto il delitto. E se dovesse incontrarlo? "Non ci ho pensato - ha concluso - e spero di non incontrarlo mai".

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