Cronaca giudiziaria

In aula il silenzio e dolore per la foto di Giulia. La madre: "Lotteremo per te"

Oggi la nuova udienza del processo ad Alessandro Impagnatiello, il barista 30enne accusato dell'omicidio della compagna Giulia Tramontano, uccisa incinta a maggio dell'anno scorso a Senago, nel Milanese

In aula il silenzio e dolore per la foto di Giulia Tramontano

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In aula quando viene mostrato il corpo di Giulia Tramontano, in un anfratto pieno di erbacce in via Monte Rosa a Senago, cala il silenzio. Alessandro Impagnatiello, l’ex compagno accusato del suo omicidio, sbarra gli occhi sorpreso. Poi abbassa la testa e inizia a tremare. È la seconda udienza del processo. La corte d'Assise è gremita. Sfilano i testimoni. I primi a parlare sono i carabinieri che hanno condotto le indagini coordinate dalla pm Alessia Menegazzo e dall'aggiunta Maria Letizia Mannella.

In aula vengono mostrati diversi messaggi provenienti dalle copie forensi dei cellulari. “Non hai perso nulla. É un pezzo di m.. Adesso perderà tutto piano piano, lo posso giurare su mio figlio. Assisterai al suo fallimento vitale. Sappi che lui negherà fino alla morte. Quindi ti prego tira fuori tutte le prove che hai”. Parole di fuoco. A scrivere - sono le 15.28 del 27 maggio - è Giulia Tramontano. Sta messaggiando con l’altra ragazza con cui Alessandro Impagnatiello aveva una relazione. Le due donne stanno per incontrarsi. Hanno appuntamento di fronte all'Armani cafè, in centro a Milano. Vogliono chiarirsi. Anche la collega del barista si sente “tradita”, avendo scoperto che il ragazzo con cui usciva conviveva con una donna che era incinta al settimo mese di gravidanza. Non aveva mai sospettato nulla, d'altronde Impagnatiello "ripuliva" la casa degli oggetti di Giulia. Toglieva la gigantografia di loro due al mare, ogni oggetto della compagna veniva riposto altrove. Un bugiardo cronico. Solo una volta si sbaglia: l'amante trova una piastra per capelli, chiede spiegazioni, lui abbozza. Sempre a lei il killer aveva mostrato un finto test di paternità, per "dimostrare" che il figlio di Giulia non era il suo. Solo poche ore dopo, la 27enne verrà uccisa a coltellate, probabilmente nel salotto di via Novella a Senago dove viveva la coppia. Il suo corpo viene dato alle fiamme e spostato più volte. "Dalla vasca da bagno, alla cantina al box", riferisce il primo testimone, Pasquale Afeltra, della squadra omicidi del nucleo investigativo di Milano.

L'omicidio, i messaggi e la videochiamata

La ragazza, che alle 17.30 lascia il bar dove lavorava in centro col motorino per tornare a casa, poco dopo scrive a Giulia. Vuole sapere se lei e Alessandro si sono chiariti, e soprattutto se lei sta bene. Ma i messaggi di risposta che seguono hanno un tono diverso da quello di prima. "Messaggi freddi, distanti - riferisce il testimone - volti a tranquillizzarla e ad escluderla dalla situazione”. Alle 21,50 prova ancora a chiamarla ma lei non risponde. Poi videochiama Impagnatiello. E lui le mostra dal telefono l’appartamento e le dice che Giulia, che non si vede, è andata a dormire a casa di un’amica. “Probabilmente si trovava nella vasca da bagno”, è l’ipotesi dell'investigatore. L’ultimo messaggio della giovane alla vittima è delle 22.21. “Voglio solo sapere che stai bene. Possiamo vederci domani come ci siamo detti. Poi rispetterò la tua decisione”. Ma Giulia è già morta.

L'odore di lavanda nell'auto

Un dettaglio che emerge dal processo riguarda la T-roc bianca di Impagnatiello. L'auto è stata utilizzata - secondo la ricostruzione - per spostare - più volte - il corpo della giovane. É un vicino a riferire di avere notato il 30enne avvinarsi al box dove sicuramente in quel momento era stata nascosta Giulia, con il lato posteriore della macchina rivolta verso la serranda. Lo stesso vicino ha riferito di avere notato anche della cenere e di avere sentito rumore di trascinamento. É poi sempre Afeltra a raccontare un altro dettaglio. "Durante uno dei sopralluoghi ho notato che l'auto era parcheggiata di fronte a casa, con tre finestrini abbassati. Mi sono avvininato e c'era il pianale del bagagliaio abbassato. Dall'interno della macchina proveniva un forte odore di lavanda".

La madre di Giulia: "Lotteremo per te"

I genitori di Impagnatiello non partecipano all'udienza perché testimonieranno alla prossima del 7 marzo. Poco prima dell'inizio dell'udienza arriva il messaggio della madre di Giulia, Loredana. "Amore mio, oggi si parlerà di te, di come siete stati strappati alla vita, di come con tutte le tue forze hai cercato la verità a costo della vostra splendida vita. Tu sarai sempre per noi la nostra 'immensamente Giulia' e Thiago il nostro angelo.

Lotteremo per te fino all'ultimo".

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