
Il governo prepara le sue contromosse sul caso Almastri. Ha depositato alla Giunta per le autorizzazioni a procedere la memoria difensiva congiunta del sottosegretario Alfredo Mantovano e dei ministri di Giustizia e Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Le carte inviate verranno discusse nella riunione dell'organismo in programma mercoledì: il Tribunale dei ministri accusa Nordio, Piantedosi e Mantovano di aver aiutato consapevolmente Almasri dopo l'allarme dell'Aise. Ed è sempre in questi documenti che potrebbe trovare spazio anche la difesa di Giusi Bartolozzi, la capo di Gabinetto del ministero della Giustizia, accusata di false dichiazioni ai pm, per le sue parole, ritenute "mendaci", quando è stata sentita per rendere la sua versione dei fatti rispetto alla liberazione del generale libico.
Bartolozzi, a differenza dei ministri e sottosegretario, è senza immunità parlamentare e la sua posizione è stata separata dagli altri (su cui dovrà pronunciarsi la giunta) visto che viene indagata per una condotta differente dagli altri, a cui si contestano il favoreggiamento, e l'omissione di atti di ufficio per il solo Nordio.
La principale mossa difensiva per Bartolozzi è, da una parte, investire la Consulta del compito di decidere su un (presunto) conflitto di attribuzione. Reputando infatti che esista una "connessione" tra i due reati, la maggioranza ha sollecitato un approfondimento tecnico agli uffici per chiedere se sia la Camera, prima dell'autorità giudiziaria, a decidere sul caso.
Il secondo step è sollevare l'ipotesi che le sarebbero state sottratte delle garanzie difensive: è apparso da subito ai magistrati che la stavano sentendo che la capo di gabinetto stava rilasciando a verbale delle dichiarazioni auto accusanti. Una situazione in cui - applicando l'articolo 63 del codice penale - i magistrati in genere sospendono l'audizione, annunciando che da quel momento in poi "si parla da indagati" , cioè di false dichiarazioni ai pm.