Garlasco, cosa è la ninidrina e perché è così importante

L'impronta 33 repertata a casa Poggi è diventata un elemento importante delle nuove indagini sul caso di Garlasco: ecco perché si parla con frequenza del reagente utilizzato

Garlasco, cosa è la ninidrina e perché è così importante
00:00 00:00

La cosiddetta "impronta 33" sul muro di casa Poggi a Garlasco secondo molti sarà potenzialmente dirimente per il nuovo corso dell'inchiesta avviata dalla procura di Pavia. Sarà al centro del maxi incidente probatorio del 13 giugno, quando il pool difensivo di Alberto Stasi cercherà di dimostrare che in quell'impronta palmare, che per le nuove perizie appartiene ad Andrea Sempio, c'è anche del sangue. Impresa non facile, soprattutto perché per evidenziare l'impronta latente per la repertazione è stata usata la ninidrina. Questa sostanza è spesso al centro del dibattito recente relativo all'omicidio di Chiara Poggi ma non tutti sanno esattamente di cosa si tratta.

La ninidrina è un composto organico con formula C₉H₆O₄. Il suo impiego in ambito forense è iniziato a partire dagli anni Cinquanta per la rilevazione delle impronte digitali, perché nell'ambito della chimica analitica è stato dimostrato che le sua molecola è in grado di legarsi con gli amminoacidi specifici presenti nel sudore, che restituiscono come prodotto una nuova molecola cromofora. Questa è il risultato di due diverse reazioni che si svolgono in successione. In prima istanza si forma la cosiddetta "base di Schiff" e si verifica una reazione di decarbossilazione: in questa fase la ninidrina incontra il gruppo amminico primario degli amminoacidi e si verifica una condensazione. Quindi, il gruppo ammimico degli amminoacidi lega con un atomo di carbonio della ninidrina e si forma la "base di Schiff". Nel frattempo, l'amminoacido subisce una decarbossilazione, ovvero perde un gruppo carbossilico sotto forma di anidride carbonica, e si generano un aldeide e un composto intermedio della ninidrina. Questo prodotto intermedio, chiamato diketoidrina ridotta, ha ancora forza reagente e riesce a condensare con un'altra molecola intatta di ninidrina per formare la molecola cromofora, chiamata "prodotto di Ruhemann".

La molecola cromofora derivata dalla reazione tra sudore e ninidrina ha un colore rosso-violaceo e delinea con precisione i contorni e l'area in cui è presente l'impronta latente. Ma la sua colorazione è aggressiva e se al di sotto di essa ci dovesse essere del sangue, che quando è asciutto assume un valore cromatico rosso-bruno, questo verrebbe interamente mascherato dalla molecola cromofora, soprattutto se la ninidrina venisse utilizzata in quantità elevate. Secondo i periti di Stasi, la colorazione dell'impronta sul muro ha una colorazione disomogenea e scura in alcune parti, il che potrebbe indicare la presenza di sangue, finora però esclusa. Ma l'utilizzo della ninidrina sul sangue, in linea generale, manifesta anche un altro problema, oltre alla copertura: la ninidrina viene solitamente utilizzata in soluzione alcolica. L'alcol è un solvente piuttosto aggressivo ed è capace di diluire il sangue abbassando la sua concentrazione, di fatto rendendo più complicata un'eventuale repertazione successiva e la conseguente estrazione del Dna. Pasquale Linarello, genetista e consulente della famiglia Stasi, in un'intervista rilasciata a Manuela Messina per il Giornale, ha spiegato che "sulla traccia asportata hanno fatto sia l'analisi su presenza di sangue, che l'analisi del Dna.

Il problema è che quando vanno a quantificare il Dna nella relazione bio-dattile dell'epoca scrivono 'dna inibito', perché la ninidrina inibisce le fasi successiva di analisi. La ninidrina dà questo problema. E si sono fermati senza analizzare il profilo genetico".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica