Cronaca giudiziaria

Cassazione, confermata la pena di 1 anno e 10 mesi ad Alemanno

I giudici della seconda sezione penale confermano la condanna per l'ex sindaco di Roma. Tutto partì dell'indagine denominata "Mondo di mezzo"

Cassazione, confermata la pena di 1 anno e 10 mesi ad Alemanno

Pena confermata per l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. La Cassazione ha infatti mantenuto la condanna a un anno e dieci mesi emessa dalla Corte d'Appello di Roma.

L'indagine

Tutto parte dell'indagine denominata "Mondo di mezzo". L'accusa mossa nei confronti di Gianni Alemanno è quella di traffico d'influenze. Nel luglio del 2021 la Cassazione aveva assolto dall'accusa di corruzione l'ex primo cittadino della Capitale, difeso dagli avvocati Cesare Placanica e Filippo Dinacci. Era stato però deciso di avviare un nuovo processo di appello per rideterminare la pena e riqualificare il reato in traffico di influenze, ricollegato allo sblocco dei pagamenti di Eur Spa.

In merito a ciò, nel febbraio 2022 il procuratore generale aveva chiesto due anni e mezzo, ma era stata infine emessa la condanna a un anno e dieci mesi. Intercettato dai giornalisti all'uscita dal tribunale, Alemanno aveva dichiarato, come riportato da RomaToday: "Dopo l'evidente ridimensionamento del fatto a seguito della sentenza della Cassazione rimane l'amarezza per una condanna che a mio avviso non è giustificata perché io continuo a proclamarmi innocente". E, ancora: "Che cosa mi viene contestato? Aver sollecitato il pagamento da parte della società pubblica Eur Spa di debiti accertati, arretrati da tempo e ormai esecutivi. E di aver accettato un finanziamento elettorale senza verificare che questo fosse stato deliberato dal Consiglio di Amministrazione della cooperativa che lo aveva erogato". "Rimane l'amarezza, semplicemente perché io sono innocente", aveva concluso.

La decisione della Cassazione

La Cassazione ha deciso di confermare la sentenza della Corte d'Appello, ossia un anno e dieci mesi per l'ex sindaco. Nelle motivazioni depositate nel corso della giornata di giovedì 16 marzo i giudici hanno precisato che non può ritenersi che "la sua azione fosse comunque stata posta in essere per far percepire somme effettivamente dovute dalla pubblica amministrazione posto che lo stravolgimento dei criteri di legge e dei tempi fisiologici di esazione delle somme ha determinato una sperequazione di trattamento tra creditori della Pa avendo i soggetti favoriti arbitrariamente percepito utilità ulteriori".

La Corte di Cassazione aveva confermato le responsabilità di Alemanno per quanto concerne il reato di finanziamento illecito, spiegando che non è possibile dimenticare che "l'alterazione della par condicio costituisce il fondamento di gravi responsabilità penali anche in altri contesti".

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