In coma dopo il massacro del rom: prosciolto chi causò lo scambio

Il trentaduenne che causò lo scambio di persona rivelatosi fatale per il giovane Davide Ferrerio (aggredito e ridotto in fin di vita dal ventiduenne rom Nicolò Passalacqua) è stato prosciolto ieri dall'accusa di concorso in tentato omicidio: nel suo atteggiamento non è stato ravvisato alcun dolo

Davide Ferrerio, ridotto in fin di vita lo scorso agosto
Davide Ferrerio, ridotto in fin di vita lo scorso agosto

È stato accusato di concorso anomalo in omicidio, visto che con un messaggio propiziò indirettamente il pestaggio di Davide Ferrerio da parte del ventitreenne di etnia rom Nicolò Passalacqua. Ieri però, il trentaduenne Alessandro Curto è stato prosciolto, con disappunto da parte della famiglia della vittima. Il motivo? Nel suo comportamento di quella sera non è stato ravvisato alcun dolo: non aveva avuto il sentore del pericolo imminente. Questi gli ultimi sviluppi legati al tentato omicidio del ventunenne bolognese, ormai da mesi ricoverato all'Ospedale Maggiore di Bologna, in stato vegetativo: non si è più ripreso dalle violente percosse che subì. E che furono peraltro originate da uno scambio di persona, in quanto (sulla base dell'indagine successivamente condotta) non era lui la persona che il rom aveva intenzione di "punire" per aver scritto alla fidanzata che allora aveva 17 anni. Nel mirino di Passalacqua c'era proprio Curto: secondo le ricostruzioni degli investigatori, lo scorso anno avrebbe contattato la giovanissima sui social utilizzando un profilo falso.

Uno scambio di messaggi che sarebbe andato avanti per un po', fino alla richiesta di un appuntamento sul lungomare di Crotone. La ragazza accettò, ma a conti fatti si trattava di una trappola: quando Curto vide che non era sola, capì che le cose si sarebbero messe male. Presagendo quindi la mala parata, si allontanò inviando alla minore un ultimo messaggio: "Sono qui, ho la camicia bianca". Uno stratagemma che gli consentì di dileguarsi, ma che al tempo stesso inguaiò il povero Ferrerio: l'allora ventenne, totalmente estraneo ai fatti, aveva le uniche "colpe" di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato (stava aspettando un amico con il quale sarebbe andato a mangiare una pizza) e di indossare proprio il capo d'abbigliamento indicato da Curto. I familiari di Ferrerio avevano sin da subito auspicato l'iscrizione di Curto nel registro degli indagati: la procura aveva già chiesto l'archiviazione nei suoi confronti, ma il giudice per le indagini preliminari l’aveva respinta disponendo l’imputazione coatta.

Alla fine però non se n'è fatto nulla e proprio nelle scorse ore si è arrivati al proscioglimento. Il processo agli altri imputati ad ogni modo va avanti, sulla base delle indagini della procura di Crotone che hanno portato all'arresto dei tre principali sospettati.

Gli inquirenti contestano in particolare ad Anna Perugino (madre dell'allora minore) di aver organizzato la "spedizione punitiva" nei confronti della persona rea (a suo modo di vedere) di aver fatto delle avances alla figlia, al suo compagno Andrej Gaju di aver partecipato all'agguato e a Passalacqua di aver eseguito l'"operazione". Anche Gaju e Perugino sono quindi accusati di concorso anomalo in tentato omicidio, mentre Passalacqua è già comparso davanti al giudice due settimane fa. E fra tre giorni, la giustizia dovrebbe emettere un primo verdetto.

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