Condanna definitiva per Alberto Scagni: 24 anni e 6 mesi per aver ucciso la sorella Alice

Rigettato il ricorso della difesa dell'uomo. La Cassazione ha confermato la condanna a 24 anni e 6 mesi

Condanna definitiva per Alberto Scagni: 24 anni e 6 mesi per aver ucciso la sorella Alice
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Si torna a parlare dell'omicidio di Alice Scagni, la 34enne uccisa il primo maggio 2022 per mano del fratello Alberto, che la attese sotto la casa di Quinto (Genova) per infliggerle più di 20 coltellate. A distanza di due anni, arriva la condanna definitiva da parte della Cassazione.

Confermata la sentenza

Tante le cose accadute durante il dibattimento. In primo e secondo grado, ad esempio, è stata riconosciuta ad Alberto Scagni una seminfermità mentale. Alla luce di ciò, gli avvocati difensori dell'uomo hanno tentato la carta del ricorso, sostenendo che il loro assistito non avesse agito con premeditazione. L'omicidio sarebbe avvenuto a seguito di una violenta lite.

Questa argomentazione è stata respinta dai giudici della Cassazione, che hanno confermato quando stabilito lo scorso aprile dalla Corte d'assise d'appello di Genova. Nel corso della giornata di ieri, martedì 8 ottobre, la difesa di Scagni, sostenuta dai legali Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli, ha dichiarato che la seminfermità non avrebbe consentito una premeditazione dell'omicidio. I giudici della Suprema Corte, tuttavia, hanno rigettato il ricorso.

L'1 maggio 2022, scagni aveva atteso la sorella sotto casa di lei, nel quartiere genovese di Quinto, per poi aggredirla con il coltello dopo averla vista uscire con il cane. Per Alice non c'era stato nulla da fare: la 34enne era morta a causa delle gravissime ferite riportate. L'uomo sarebbe stato mosso dal rancore per questioni economiche.

Passa il ricorso dei genitori

Al contrario, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ritenuto ammissibile il ricorso presentato dai genitori dei due fratelli. Il padre e la madre di Alice e Alberto Scagni, infatti, puntano il dito contro il mancato intervento delle forze dell'ordine e dei medici della Salute mentale. In più occasioni avevano segnalato segnali di squilibrio del figlio, ma non erano state prese le giuste misure.

"Riteniamo che questa tragedia fosse arginabile almeno sulle tremende conseguenze. Questa prima decisione di mera ammissione a trattare ‘il caso Scagni' da parte della Corte Europea ci conforta minimamente nel nostro insanabile dolore di genitori.

Non siamo solo patetici visionari persecutori, quindi, ma esiste una Giustizia che vuole vederci dentro, che intende valutare l'operato delle Istituzioni dello Stato Italiano da sottoporre al vaglio di correttezza (anzi, di esistenza)", ha scritto sui social Antonella Zarri, madre dei due fratelli.

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