Cronaca giudiziaria

"Corona è estraneo a quella vicenda". Il condannato per tentato furto è un omonimo

Non è l'ex re dei paparazzi il Fabrizio Corona condannato dalla corte di Cassazione a un anno e dieci mesi per tentato furto a Roma

"Corona è estraneo a quella vicenda". Il condannato per tentato furto è un omonimo

Non è Fabrizio Corona l'uomo condannato dalla corte di Cassazione di Roma per tentato furto a un anno e dieci mesi di reclusione. O meglio, è Fabrizio Corona ma non l'ex re dei paparazzi che negli ultimi anni è noto più per le sue disavventure giudiziarie che per altro. Si tratta in realtà di un omonimo, nato a Roma, come ha spiegato l'avvocato Ivano Chiesa, che da anni segue l'imprenditore e oggi si è sentito in dovere di intervenire per smentire la notizia che è circolata in merito al suo assistito.

Quel Fabrizio Corona, che nulla ha a che spartire con l'altro, è stato condannato per il tentato furto in concorso in un appartamento con un ex carabiniere sospeso dal servizio. Il verdetto è stato depositato dalla Quinta sezione penale della corte Suprema e si riferisce a un'udienza che si è tenuta lo scorso 9 novembre. I due imputati del processo, Corona e l'altro, "sono stati bloccati dalla polizia giudiziaria, prima di introdursi nell'appartamento obiettivo del piano criminoso, grazie alle intercettazioni telefoniche", scrivono gli ermellini. I due, infatti, avevano anche un basista che però verrà giudicato con un altro processo. Era suo il telefono sotto controllo che ha permesso di sventare il furto.

A sventare il furto è stato un ufficiale dei carabinieri appostato al piano superiore rispetto all'abitazione presa di mira. "Si era posto al piano superiore rispetto a quello dove si trovava l'appartamento 'bersaglio', proprio per monitorarne gli sviluppi, ed ha sentito i rumori metallici provenire dalla porta dell'abitazione, allertando a quel punto i colleghi di supporto via radio", spiegano ancora gli ermellini. A quel punto i colleghi sono intervenuti e hanno arrestato i due malviventi, che avevano già abortito l'idea di entrare nell'appartamento perché resosi conto del rumore fatto. La difesa dei due imputati ha puntato sulla volontaria interruzione per avere uno sconto di pena ma non è stata ammessa dagli ermellini.

La ricostruzione dei fatti è evidentemente distante dalla figura dell'imprenditore milanese ma il tam tam mediatico è partito non appena è stato letto il nome di Fabrizio Corona, senza rendersi conto dell'omonimia. "Non riguarda Fabrizio Corona, ma un omonimo, la sentenza della Cassazione depositata ieri (lunedì, ndr) nella quale si fa riferimento alla condanna a un anno e dieci mesi di reclusione per un tentato furto in appartamento a Roma. Non si tratta del mio assistito e aver attribuito a lui la commissione di questo reato è una notizia sbagliata.

Corona è del tutto estraneo a questa vicenda, si tratta invece di un'altra persona con lo stesso nome", ha spiegato l'avvocato Chiesa.

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