Stressato dal Covid, niente ergastolo. Il papà della vittima: "Uccisa due volte"

Il padre di Lorena Quaranta dopo che la Cassazione ha annullato l'ergastolo nei confronti del fidanzato killer: "Lui aveva un complesso di inferiorità nei confronti di mia figlia"

Stressato dal Covid, niente ergastolo. Il papà della vittima: "Uccisa due volte"
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"Il Covid non c'entra niente con questa storia". Ha il cuore gonfio di dolore e rabbia Vincenzo Quaranta, il papà di Lorena, l'aspirante pediatra uccisa dal fidanzato la sera del 30 marzo 2020 in una villetta di Furci Siculo (Messina). Lui, Antonio De Pace, era stato condannato all'ergastolo sia in primo che secondo grado. Pochi giorni fa, la Cassazione ha annullato l'ultima sentenza disponendo un appello bis affinché si valutino le attenuanti generiche per l'imputato. Il motivo? Secondo gli ermellini, nel computo della pena i giudici non avrebbero tenuto conto del contesto eccezionale rappresentato dall'emergenza pandemica e che potrebbe aver avuto un peso nell'omicidio.

L'indignazione della madre

La decisione della Cassione ha suscitato grande indignazione, soprattuto per le motivazioni con cui il collegio giudicante ha revocato l'ergastolo all'assassino di Lorena. "Il Covid non c'entra", ribadisce papà Vincenzo in una intervista al Messaggero. "La verità è che De Pace aveva un complesso di inferiorità nei confronti di mia figlia". La giovane era in procinto di laurearsi in medicina, mentre il fidanzato era specializzando in scienze infermieristiche: "Lorena l'aveva aiutato a non fermarsi e ad entrare in Odontoiatria. Aveva dato già quattro esami. Doveva farne un altro, ma non era angosciato, fino alla mattina aveva scherzato con il fratello di Lorena, che all'epoca aveva cinque anni".

Gli sms di Lorena al fidanzato

La relazione tra Lorena e il fidanzato sembrava procedere a gonfie vele. O almeno, questa era la percezione di familiari e conoscenti. "Lui sembrava solare, faceva sport, boxe e moto - continua Vincenzo Quaranta - E invece, mia figlia Danila, recentemente, ha trovato dei messaggi che sua sorella aveva mandato ad Antonio".

I messaggi, "che nel processo non sono stati valutati", risalirebbero a ottobre del 2019, cinque mesi prima dell'omicidio. "Stai manifestando il carattere che mi fa pena...io me ne frego se sei infermiere o medico. Preferisco dire con dignità che sono la fidanzata di un infermiere che si comporta da uomo e non di un medico cafone. Io me ne frego se sei infermiere o medico. Mi riempi tanto la testa con il fatto che vuoi essere alla mia altezza e poi ti comporti come un paesano ignorante che dà colpi sul vetro", scriveva la ragazza in un sms a De Pace. Lui avrebbe anche tentato il suicidio: "Questa circostanza è stata anche affrontata durante il dibattimento. Crede davvero che un infermiere specializzando non sia in grado di suicidarsi se lo vuole? Tutta una messinscena", dice con voce ferma il papà della vittima.

La determinazione del padre

Lorena fu strangolata a mani nude dal fidanzato. I giudici d'appello hanno sottolineato l'efferatezza con cui agì De Pace, che sarebbe rimasto ad osservare la vittima mentre tentava invano di opporre resistenza. "Prima l'ha colpita con una lampada. - ricorda papà Vincenzo - Gliel'ha data pure sui denti, perché Lorena li aveva rotti, e poi l'ha soffocata. Lorena era magra, era un fuscello, una modella. Era bellissima Non può immaginare cosa ci fosse in quella casa. Quando siamo rientrati mia moglie è svenuta".

La decisione della Cassazione riapre la partita per l'imputato. Qualora i giudici d'appello bis riconoscessero le attenuanti generiche relative all'emergenza Covid, il giovane potrebbe ricevere un sostanzioso sconto di pena.

"La speranza è che i giudici tornino a valutare bene tutti gli elementi, come è successo in primo grado e in appello. Sarebbe un secondo omicidio. Per me sono disumani", conclude Quaranta. Poi assicura: "Continueremo a lottare. Si deve fare qualcosa. Così non è possibile".

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