"Decida la Corte costituzionale". Dietrofront della procura di Padova sulle coppie omogenitoriali

Il cambio della guardia alla procura di Padova ha portato la stessa a fare un passo indietro nel caso dei 37 bambini registrati all'anagrafe da coppie lesbiche dopo l'impugnazione di giugno

"Decida la Corte costituzionale". Dietrofront della procura di Padova sulle coppie omogenitoriali
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Passo indietro della procura di Padova nel caso degli atti di nascita dei bambini di 37 coppie formate da lesbiche. Lo scorso marzo era stato chiesto, tra le proteste, di cancellare dall'atto di nascita una delle due donne della coppia. Essendo i bambini biologicamente figli di uno solo dei componenti della coppia, definito come "partoriente", l'altro avrebbe dovuto procedere con la formale adozione per diventare legalmente genitore del minore. Una richiesta fondata sulla pronuncia della Cassazione, alla quale ha fatto poi fede il ministero degli Interni, inviando una circolare con la richiesta di blocco delle registrazioni dei bambini di coppie omogenitoriali.

Questa mattina è iniziato il processo civile per le 37 coppie di donne con bambini registrati all'anagrafe di Padova dal 2017 al 2023. Lo scorso giugno la procura di Padova aveva impugnato le registrazioni, fermando le nuove e da oggi, per ogni martedì fino a metà dicembre, sono in programma udienze davanti al giudice di pace per raggiungere una sentenza. Durante quelle che si sono tenute oggi, la procura della città veneta, ha fatto una sostanziale retromarcia nella decisione assunta lo scorso giugno, chiedendo al tribunale di rivolgere una questione di legittimità alla Corte costituzionale.

Il nodo sulla quale si svolge la questione è la legge 40, che limita l'accesso alla fecondazione artificiale alle coppie eterosessuali. In base a questa disposizione legislativa, nel momento in cui la parte maschile di una coppia dà il consenso alla fecondazione eterologa con il seme di un donatore, questo lo renderà di fatto padre del bambino che vedrà la luce. Gli avvocati e le associazioni che difendono le 37 coppie di donne ora chiedono che quella stessa condizione venga applicata anche alle coppie formate da due donne, in modo tale che il bambino possa essere riconosciuto anche dalla parte "non partoriente".

Il passo indietro della procura di Padova non è casuale ma arriva con il cambio di procuratore: al posto di Valeria Sanzari, sostituita ad altra sede, è arrivata Maria D’Arpa, che sembra allinearsi con le richieste delle famiglie arcobaleno.

La decisione finale ora è in mano al giudice veneto: è sua la scelta di procedere con la richiesta di legittimità alla Corte costituzionale per chiedere se l'esclusione delle coppie formate da due donne dalle leggi che regolano i riconoscimenti dei bambini nati con fecondazione assistita possa violarne i diritti.

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