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Eredità Agnelli, scomparse tredici opere d’arte. Indaga la Procura

Tra i capolavori tele di De Chirico, Monet e Balla. I pm indagano contro ignoti per trasferimento non autorizzato all’estero e ricettazione

Eredità Agnelli, scomparse tredici opere d’arte. Indaga la Procura
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Tredici opere d’arte di grande valore, un’eredità contesa e un’indagine in corso. La Procura di Roma ha avviato un’inchiesta per esportazione illecita di beni culturali e ricettazione, al momento contro ignoti, in merito alla scomparsa di una serie di dipinti che facevano parte della collezione di Gianni Agnelli. Si tratta di lavori di artisti come Giorgio De Chirico, Claude Monet, Pablo Picasso, Giacomo Balla, Francis Bacon, Balthus e altri.

Come riportato dal Messaggero, l’indagine è condotta dal Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giovanni Conzo e del sostituto Stefano Opilio. Gli investigatori si stanno concentrando su tre opere in particolare, ritrovate in forma di copia all’interno del caveau del Lingotto, a Torino: La scala degli addii di Giacomo Balla, Mistero e melanconia di una strada di Giorgio De Chirico, Glacons, effet blanc di Claude Monet. Secondo quanto riportato nei documenti di suddivisione del patrimonio, le stime delle tre tele sarebbero rispettivamente di 2, 7 e 4 milioni di euro.

Per la Procura, tali valutazioni farebbero supporre che si tratti degli originali e non di semplici riproduzioni. Inoltre, nel medesimo documento, le opere risultano localizzate in Italia, suggerendo quindi l’ipotesi di una possibile esportazione all’estero non autorizzata. Una parte degli accertamenti ruota attorno a fotografie presenti in vecchi album di famiglia: alcuni dettagli visibili nelle immagini sembrerebbero non corrispondere con le copie trovate al Lingotto. Diversi ex collaboratori della famiglia Agnelli, ascoltati dai magistrati, avrebbero riferito che le opere fossero effettivamente originali e che sarebbero state spostate nel 2018. Tuttavia, come osservano gli inquirenti, distinguere una replica da un originale può risultare molto complesso per chi non ha specifiche competenze nel settore artistico.

Oltre ai tre dipinti ritrovati in forma di copia, ci sono altre dieci opere attualmente irreperibili. Queste erano custodite in alcune delle residenze storiche della famiglia Agnelli: Villa Frescot e Villa Perosa, in Piemonte, e l’abitazione romana. I dipinti in questione sono: Nudo di profilo di Balthus, Study for a Pope III e Study for a Pope IV di Francis Bacon, The Cardinal Numbers di Robert Indiana, A composition on paper di Georges Mathieu, Series of Minotaur 4 engravings signed e Torse de femme di Pablo Picasso, A street in Algeris di John Singer Sargent. Il valore complessivo delle opere è ritenuto “ingentissimo”.

Dopo la scomparsa di Gianni Agnelli, avvenuta nel 2003, le sue proprietà erano passate alla moglie Marella Caracciolo di Castagneto. Alla morte di quest’ultima, nel 2019, gli immobili vennero ereditati dalla figlia Margherita Agnelli. Gli stessi erano però stati concessi in comodato d’uso al nipote John Elkann. Dopo aver effettuato alcune verifiche, Margherita denunciò la scomparsa di numerosi beni, dichiarando che “risultavano ammanchi di beni di ingentissimo valore di proprietà del padre”. Di parere opposto i figli John, Lapo e Ginevra Elkann, secondo cui le opere in questione sarebbero state di proprietà esclusiva della nonna, Marella Caracciolo, e dunque escluse dall’asse ereditario paterno. I tre sostengono inoltre che le opere sarebbero state donate direttamente a loro dalla nonna.

L’indagine sulle opere d’arte scomparse è strettamente legata alla più ampia controversia legale sulla divisione del patrimonio di famiglia, oggetto di una causa civile avviata da Margherita Agnelli contro i figli. Originariamente aperto a Milano, il fascicolo era stato successivamente trasferito a Torino e, infine, è passato alla Procura di Roma.

Il giudice per le indagini preliminari di Milano aveva archiviato la posizione dei due unici indagati — due galleristi — rispetto all’ipotesi di ricettazione, ma aveva chiesto ulteriori approfondimenti per ricostruire l’eventuale percorso delle opere.

I magistrati romani stanno ora esaminando inventari, richieste di trasferimento, risposte ufficiali, archivi fotografici e testimonianze, per accertare dove si trovassero effettivamente le opere, se siano state vendute o trasferite, e soprattutto se ciò sia avvenuto in assenza di autorizzazione da parte del Ministero della Cultura.

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