Dopo una lunga assenza, l'avvocato Massimo Lovati è tornato in tv per farsi intervistare dalla trasmissione Chi l'ha visto. Da settimane, ormai, a imperversare sul caso di Garlasco è il suo avvocato, Fabrizio Gallo, che spesso si lascia andare a dichiarazioni molto forti. Da quando Andrea Sempio gli ha revocato il mandato, Lovati ha preferito tenersi in disparte in tal senso, ma di tanto in tanto regala qualche sortita televisiva che, finora, è sempre stata a favore del suo ex assistito. Anche l'intervista di mercoledì a Chi l'ha visto è andata in quella direzione in riferimento all'archiviazione di Sempio del 2017, che adesso è sotto la lente di ingrandimento della procura di Brescia.
"Quella indagine del 2017 faceva ridere i bambini dell'asilo, l'hai capito. Figurati se non faceva ridere l'avvocato Lovati", ha dichiarato il legale, sostenendo che "non c'era niente che non andava" dal suo punto di vista nella procura di Pavia di quei tempi, nonostante ora si stia parlando insistentemente di "sistema Pavia", ossia di una struttura che secondo l'accusa si muoveva oltre i limiti dell'illegalità. Per l'archiviazione del 2017 sono indagati sia Giuseppe Sempio, papà di Andrea, che Mario Venditti, ex pm, in un fascicolo aperto con l'ipotesi di reato di corruzione. Dal momento in cui Sempio è stato iscritto al registro degli indagati per il reato di omicidio ai danni di Chiara Poggi, a quando la sua posizione è stata archiviata, sono trascorsi circa 3 mesi. Un tempo relativamente ridotto per un'indagine di questo tipo, che l'avvocato Lovati e l'ex pm hanno sempre giustificato sostenendo che il fascicolo non avesse elementi di rilievo. Anzi, Lovati ha sempre dichiarato che fosse "vuoto".
Ma la procura di Brescia vuole andare a fondo per capire una movimentazione di denaro non consulta per la famiglia Sempio, che in quel periodo lì ha ricevuto diverse decine di migliaia di euro dai parenti prelevandone 35mila in contanti. Il padre e la madre di Sempio nelle intercettazioni dell'epoca sono sembrati anche preoccupati che non fossero tracciabili e questo, insieme al famoso biglietto "Gip Venditti archivia per 20. 30. euro" alla procura ha fatto sorgere più di qualche dubbi.
Anche a Chi l'ha visto l'avvocato Lovati ha ribadito la propria versione su quei soldi, negando l'ipotesi di corruzione e sostenendo che si tratta di versamenti fatti in contanti agli avvocati "in parti uguali". Tuttavia, i legali dell'epoca assieme a Lovati, ossia Federico Soldani e Simone Grassi, negano di aver ricevuto denaro. Soldani ha dichiarato di aver lavorato "pro bono" in cambio di visibilità.