
Il Tribunale di Forlì ha assolto nuovamente Selene Ticchi “perché il fatto non sussiste”. L’allora militante di Forza Nuova, oggi nel Movimento nazionale Rete dei patrioti, finì al centro delle polemiche nell’ottobre del 2018 per aver indossato una t-shirt nera con la scritta bianca “Auschwitzland” – con caratteri che richiamavano la scritta Disneyland e lo sfondo del lager nazista – durante il raduno dei “nostalgici” a Predappio in occasione dell’anniversario della Marcia su Roma.
La militante di estrema destra era a processo per la violazione dell'articolo 604 bis (lettera A comma 3), ossia propagandare idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, istigare a commettere o commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. A Ticchi era contestata anche l'istigazione e l'incitamento, fondato sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull'apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e dei crimini di guerra.
Come evidenziato in precedenza, quella di oggi è la seconda assoluzione per la donna, assistita dal marito, l'avvocato Daniele D'Urso. Nel 2022 venne processata per violazione della Legge Mancino, successivamente i giudici di Roma annullarono tutto chiedendo un nuovo processo e un nuovo capo di imputazione. La palla tornò alla Procura di Forlì, che aprì un nuovo fascicolo per quel reato e poi presentò richiesta di decreto penale di condanna nei confronti della Ticchi, che si oppose. Quindi il nuovo processo davanti al Tribunale collegiale e ora l'assoluzione.
“Sono contenta due volte, come due sono state le assoluzioni” il commento della Ticchi riportato dal Corriere.
Così, invece, il marito-difensore D’Urso: "Dal 2018 ad oggi è cambiato il mondo o meglio certe sensibilità storiche: non esistono buoni a prescindere ma persone che perseguitano i propri interessi a qualsiasi costo. La indosserebbe di nuovo la maglietta 'Auschwitzland'? La mettiamo all’asta su ebay, è un cimelio. Uno scherzo? Forse, chi lo sa".